Rosada all’assessore leghista «Dico no al pensiero unico»

Ha vent’anni, studia Storia all’Università di Padova e si è visto puntati addosso gli occhi di mezza Italia dopo il discorso pronunciato all’Aula Magna di Palazzo Bo durante l’apertura dell’anno accademico, l’8 febbraio scorso.
Lui è Alberto Rosada, da novembre presidente del Consiglio degli studenti padovano. Abita a Lutrano e, dopo il diploma nel 2017 al liceo classico Scarpa di Oderzo (dove è stato per tre anni presidente del consiglio studentesco), si è iscritto a Storia a Padova venendo subito a contatto con l’Unione degli Universitari (Udu), partecipando alle sue attività.
i migranti
La settimana scorsa, proprio in qualità di presidente del Consiglio degli studenti, ha parlato dopo il rettore Rosario Rizzutto e il direttore generale Alberto Scuttari. Le sue sono state parole che hanno fatto discutere. L’assessore regionale allo sviluppo economico Roberto Marcato (leghista) non le ha gradite, accusando Rosada di voler fare politica dall’Aula Magna. A provocarne le ire è stato il passaggio iniziale del discorso, quando Rosada ha ricordato la figura di Prince Jerry, il 25enne nigeriano suicidatosi qualche settimana fa. Ricordandolo, ha fatto un parallelo fra sé e il nigeriano: «Lui studiava Chimica, io Storia. Per lasciare il suo paese è stato costretto a un viaggio rischioso e traumatico, mentre io posso spostarmi liberamente nel mondo e spero di andare presto in Erasmus. Io sono vivo, lui è morto», ha detto lo scorso 8 febbraio. Al termine della cerimonia l’assessore Marcato, riferendosi a Rosada, ha detto: «Ognuno ha le sue idee, ma trovo che il discorso dello studente fosse del tutto inadeguato per il ruolo e la situazione. Se uno vuole fare politica, ne ha tutto il diritto, ma allora si candidi, monti un palco e parli di quello che vuole. L’inaugurazione è stata sfruttata per un comizio».
«nessuna polemica»
«Non ho voluto calcare la mano e non ho cercato la polemica politica. Ho solo cercato di far capire come un ragazzo integrato possa arrivare ad una condizione di disagio per le scelte della politica», dice oggi. Il resto del suo discorso è passato in secondo piano, nonostante abbia parlato dei continui tagli al mondo dell’istruzione, abbia chiesto verità per Giulio Regeni e abbia ricordato le figure di Valeria Solesin e Antonio Megalizzi. Non nega che l’Udu faccia politica: «Ma non è una politica fatta solo di ideali», tiene a spiegare, «Dietro c’è un lavoro serio che cerca di rispondere alle esigenze degli studenti», sostiene prima di portare un esempio concreto. Da gennaio, il Comune di Padova finanzia un servizio di navette notturne che girano per la città fino alle tre di notte nelle sere di mercoledì, venerdì e sabato. Un servizio chiesto dagli studenti, ma utilizzato (molto, a quanto pare) anche dai padovani. Chissà se lo avesse detto a Marcato: «Non sono riuscito a parlargli. Le sue parole non mi sorprendono. Anzi, dimostrano che con questo discorso siamo riusciti a parlare di temi condivisi, ma che infastidiscono qualcuno. Ma una cosa deve essere chiara: nell’Università non ci può essere spazio per alcun pensiero unico». Dopo la laurea, Alberto vorrebbe insegnare storia: «Divulgare è necessario a creare una coscienza civica per contrastare le fake news e la formazione di idee che non hanno alcuna base». —
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