Rogo a Vidor, diossina cento volte oltre il normale

VIDOR. I nuovi dati diffusi ieri da Arpav, relativi al monitoraggio dell’aria durante l’incendio della Vidori, dicono che alle 16 di venerdì scorso, mentre lo stabilimento di Vidor bruciava tonnellate di rifiuti pericolosi, vicino alla chiesa parrocchiale di Mosnigo si respiravano quantità di diossine e furani cento volte superiori «alle normali condizioni ambientali».
Arpav, che nei giorni scorsi aveva tranquillizzato in merito alla presenza di fibre di amianto in aria (comunque rilevate) e composti organici clorurati e altri composti idrocarburici, ieri si è limitata ai numeri. Chiesa di Mosnigo, ore 16 di venerdì 18 agosto: i campionatori rilevano 1,82 picogrammi per metro cubo di diossine e furani, cento volte le quantità in condizioni normali (che variano da 0,01 e 0,07 microgrammi). Arpav riferisce, infatti, di campioni «di due ordini di grandezza superiori al normale». Parco pubblico di via Papa Giovanni a Mosnigo: 0,84 picogrammi alle ore 16.15 del 18 agosto (valore dieci volte superiore al valore ambientale), 0,14 picogrammi alle ore 10.10 della mattina successiva, sabato 19 agosto. I risultati relativi alla chiesa di Mosnigo sarebbero oltre i limiti di legge, per esempio, se riferiti alle disposizioni speciali per impianti di combustione che coinceneriscono rifiuti: 1,82 picogrammi corrispondono a 0,182 nanogrammi, mentre il livello di guardia per le attività industriali è di 0,1 nanogrammi (Direttiva 2000/76/CE). Certo, una differenza è sostanziale: come hanno dimostrato i rilevamenti nel parco pubblico di Mosnigo, le quantità sostanze tossiche rilevate in zona sono calate in modo considerevole nelle ore successive all’incendio. Non è chiaro, semmai, dove si siano eventualmente spostate, seguendo l’imponente nube nera che per ore ha seminato il panico in direzione Nord-Est.
Le nuove rilevazioni (altre ne seguiranno, Arpav ha annunciato altri controlli sui terreni) sono arrivate soltanto ieri per i tempi tecnici legati all’analisi dei dati. I valori riscontrati sono paragonabili a quelli trovati dopo l’incendio alla Ceccato di Castelfranco Veneto, mentre sono di molto inferiori rispetto ai dati dell’incendio del 2007 alla De Longhi di Treviso. Ora i cittadini attendono le spiegazioni dell’Usl, per capire se, e in che modo, quel picco di diossina può aver nuociuto alla loro salute.
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