«Robinia, restituite tre milioni» La Corte dei conti batte cassa

Una birreria al posto del centro disabili: la giustizia contabile ora presenta il conto Nel mirino le otto persone coinvolte nella vicenda, compreso Remo Sernagiotto
Poloni Giavera Del Montello ex birreria Ca' della Robinia
Poloni Giavera Del Montello ex birreria Ca' della Robinia

NERVESA

La procura della Corte dei conti si interessa allo scandalo Ca’ della Robinia e tutte le persone coinvolte si potranno vedere costrette a risarcire la Regione per un totale di più di tre milioni di euro. L’intervento della magistratura contabile avviane in parallelo, ma in autonomia, rispetto alle azioni della giustizia civile e di quella penale. Nei giorni scorsi il pubblico ministero della magistratura contabile Chiara Imposimato ha inviato infatti la «richiesta a dedurre» a tutti coloro che hanno avuto un ruolo nella cooperativa Ca’ della Robinia.

La coop ha ricevuto un finanziamento regionale per realizzare, nell’ex Disco Palace di Nervesa, una fattoria didattica per dare lavoro a disabili. Peccato che invece sia stata allestita una birreria, poi affittata a una ditta esterna e successivamente chiusa quando, a causa dello scandalo, il Comune ha revocato le relative licenze. Nel mirino della pm ci sono l’ex assessore regionale e attuale europarlamentare di Noi con L’Italia, Remo Sernagiotto, l’ex direttore dei servizi sociali regionali Mario Modolo, l’ex proprietario della discoteca Giancarlo Baldissin (che ha fondato la cooperativa a cui è stato venduto il Palace) e i soci fondatori Bruna Milanese, Selene e Stefano Bailo, Pierino Rebellato e il consulente finanziario Egidio Costa.

Secondo la legge, prima di chiedere o meno il processo la Procura deve inviare alle persone coinvolte un invito a dedurre, cioè a presentare in un tempo non inferiore a 30 giorni deduzioni o documenti. In questo caso la richiesta di processo appare molto probabile: la Procura vuole che siano rifusi 3.092.012 euro incassati dalla coop prima della revoca del finanziamento (per 3,4 milioni totali).

A guidare il lavoro della magistratura contabile sono state le indagini condotte dalla guardia di finanza, che hanno fatto da base per l’inchiesta penale chiusa con il patteggiamento per Bruna Milanese (due anni e quattro mesi), i figli Stefano e Selene Bailo (rispettivamente un anno e otto mesi e due anni) e di Roberto Ferro (unico escluso dalla richiesta della pm della Corte dei conti). —

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