Rifiuti edili smaltiti in discarica ventinove impresari a processo
L’autocertificazione con cui gli imprenditori attestavano il tipo di materiale inerte da conferire alla ditta, che poi lo portava in discarica, non era sufficiente. Serviva un ulteriore documento, che attestasse in modo più completo, l’analisi ed il tipo del rifiuto. È su un presunto reato ambientale, legato allo smaltimento di rifiuti, che s’incardina un processo che vede alla sbarra 29 imprenditori del settore edile della provincia di Treviso. Oltre ai vertici dell’Italscavi di Mogliano ci sono anche 28 amministratori di 15 imprese del settore edile, accusati di aver conferito rifiuti senza i previsti documenti relativi agli esami sul tipo di materiali, ma solo con un’autocertificazione. Una sorta di vizio di forma, per gli avvocati dei ventinove imputati, pronti a dare battaglia a partire dalla prossima udienza, fissata per il 5 di luglio, quando si entrerà nel vivo delle testimonianze. I legali sono infatti sicuri di poter dimostrare la buona fede dei propri assistiti e di poterli così scagionare da un reato che può eventualmente essere oblato con il pagamento di una sanzione da 6.500 euro.
I ventinove imputati finiti alla sbarra davanti al giudice Alberto Fraccalvieri sono Fabio Demo, Dario paravano, Francesco Frattolin, Mauro Basso, Gino Carnio, Flavio Carnio, Lorenzo Zabeo, Giancarlo Zoia, Denis Viale, Luca Ballarin, Vittorino Casarin, Fernando Casarin, Giancarlo Casarin, Valter Zorzi, Ferdinando Sartorato, Mario Basso, Nicola Zanon, Alessandro Badesso, Paola Basso, Agostino Trevisiol, Fabio Pesce, Gianni Pozzebon, Rosita Fardin, Francesco Tronchin, Giuseppe Tronchin, Luca Tronchin, Giovanni Vendramin, Luigino Viale e Ivan Zorzi (difesi tra gli altri dagli avvocati Massimo Benozzati, Andrea Gritti e Stefano Conte).
L’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Mara Giovanna De Donà è stata innescata da un controllo di una delle ditte coinvolte da parte degli uomini della Corpo forestale. Secondo l’accertamento dei forestali, gli imprenditori edili avrebbero conferito gli scarti di lavorazione e i materiali di risulta di demolizioni (consistenti in calcinacci in cemento, lamiere, ceramiche e altro materiale inerte) dei loro cantieri alla Italscavi di Mogliano che poi si occupava del trattamento degli stessi.
La legge prevede che, in questi casi, i trasferimenti vadano accompagnati dai documenti attestanti con precisione che quei materiali sono sottoposti ad analisi. Secondo la procura della repubblica di Treviso, invece, gli imputati avrebbero inserito nella documentazione una semplice autocertificazione. Un documento ritenuto insufficiente. Da qui l’inchiesta che ha innescato il processo.
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