Quella consulenza per il tesoretto in nero

Un “tesoretto” di fondi neri usato per acquistare quote di fondi lussemburghesi. Con la consulenza di una società controllata al 100% dalla trevigiana Reginato & Mercante. «Ma quello che avveniva a Milano non dipendeva da Treviso», vuole precisare l’avvocato che cura gli interessi di Paolo Jelmoni, amministratore unico della R&M.
L’affaire sullo sfondo è quello che ha portato in carcere (e ora ai domiciliari) Alessandro Jelmoni, consulente finanziario trevigiano: ci sono di mezzo oltre 200 milioni di euro che gli imprenditori novaresi Elena e Corrado Giacomini avrebbero portato all’estero sottraendoli al fisco italiano. Secondo la ricostruzione delle Procure che indagano sul caso (Verbania, Novara e Milano), l’“architetto” finanziario dell’operazione è Alessandro Jelmoni. Fratello di Paolo, e consigliere della R&M prima dell’arresto, avvenuto il 16 maggio. Paolo Jelmoni ha subito preso le distanze dall’operato del fratello, sottolineando che «ha agito a titolo personale», e la società trevigiana non c’entra. Ora, però, l’indagine porta a galla un coinvolgimento diretto - almeno dal punto di vista della catena di controllo, se non da quello della responsabilità penale - della trevigiana Reginato & Mercante. A Milano, infatti, opera la Rmj, controllata al 100% dalla R&M. E alla Rmj è stata affidata una consulenza, come riporta “Il fatto quotidiano”, da parte dei gestori di un fondo lussemburghese (Sicav) che rientra tra i prodotti finanziari gestiti da Banca Intesa.
Paolo Jelmoni, amministratore unico della R&M, tramite il suo legale precisa che «la società detiene sì il 100% della milanese Rmj, ma l’operatività delle due società è completamente separata, come è separata la governance». In quest’ultima, in realtà, un punto di contatto c’è, ed è proprio Paolo Jelmoni: l’amministratore unico della R&M (era presidente del Cda prima della bufera che ha portato il fratello in carcere, poi la struttura è stata rivista) siede anche nel consiglio di amministrazione della milanese Rmj, presieduta da Alberto Cicardi e che vede nel cda anche Mario Perissinotto e Alessandro Frigerio. «Nessuno di loro risulta indagato», precisa il legale, anche se Perissinotto è stato sentito come persona informata dei fatti dalla Procura di Milano. Ribadisco comunque che la Reginato & Mercante è estranea ai fatti».
I legami di Alessandro Jelmoni con i vertici di Seb (la controllata lussemburghese di Banca Intesa) hanno in qualche modo “inguaiato” anche il ministro Corrado Passera: non risulta indagato, ma era lui al comando dell’istituto di credito nel periodo sotto la lente delle Procure. Possibile che i vertici milanesi di Banca Intesa non sapessero quello che facevano nella controllata lussemburghese?, si chiedono gli investigatori.
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