Prova l’Aida, finisce in commissariato

Disavventura a San Candido per il tenore opitergino Miro Solman, i vocalizzi nel bosco scambiati per grida disperate

ODERZO. Doveva essere una tranquilla escursione in bicicletta sulle montagne, ma per colpa di qualche vocalizzo tra i boschi, si è trovato al comando di polizia di San Candido, interrogato per un presunto sequestro di persona. La vicenda, che ha del surreale, ha come protagonisti il tenore opitergino Miro Solman, noto in tutto il mondo, e la moglie Maria Grazia Patella, ed è accaduta ieri mattina nelle montagne tra Dobbiaco e San Candido. La coppia aveva da poco noleggiato due biciclette, in un negozio nei pressi della stazione dei treni di Dobbiaco, e a lato della loro auto, attendeva che una coppia di loro amici di Roma li raggiungesse per percorrere la pista ciclabile che collega la località in provincia di Bolzano a Lienz. Una scampagnata tra amici che però tardavano ad arrivare. Nell’attesa il tenore si lascia andare a qualche vocalizzo. «È così per i cantanti, figuriamoci in montagna, con l’aria fresca, tanto più che a breve inizierà una nuova tournée. Per cui quale occasione migliore per scaldare un po’ la voce?» spiega Maria Grazia, anche lei cantante che decide di intonare con il marito qualche nota. Dopo un po’ sopraggiunge la coppia di amici, i quattro iniziano il loro giro in bici ma subito scorgono qualcosa di strano. «Prima passa una macchina dei Carabinieri, sul tracciato ciclabile, dopo un po’ anche una macchina della polizia» spiega Maria Grazia «la cosa era alquanto strana». A quel punto Miro Solman riceve una telefonata dalla polizia al suo cellulare. «Il numero era stato dato dal negozio in cui avevamo noleggiato le bici: lo invitavano a recarsi al prossimo comando di polizia a San Candido per un interrogatorio». I quattro decisamente allarmati, accelerano la pedalata e giungono al comando dove scoprono che le forze dell’ordine erano state allertate da una denuncia per un presunto sequestro di persona, dopo che erano stati udite provenire dal bosco strane urla, di voce maschile. «Sequestro di persona? I denuncianti avevano chiamato il 113, dichiarando un sospetto sequestro di persona, hanno sentito delle urla immaginando fossero quelle dell’uomo rapito. Forse mio marito aveva fatto un “do” troppo forte, ma come confondere dei vocalizzi con delle urla disperate?» ironizza Maria Grazia. L’interrogatorio è durato pochi minuti. «Chiarito qual’era il lavoro di mio marito anche tra gli uomini della polizia c’è stato grande imbarazzo. Adesso ne ridiamo su, però davvero siamo arrivati al punto che uno non può cantare in mezzo ad un bosco che rischia di trovarsi interrogato per sequestro di persona? Attendiamo scuse ufficiali, o dal sindaco o da chi ha fatto la segnalazione».

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