Pièra”, viaggio nell'architettura di Marca

Il territorio depredato dai capannoni svuotati dalla crisi economica; la campagna costellata da tristi casette in cemento anni ’70, accanto a vecchi edifici rurali di pregio, poi abbandonate nel momento dell’arricchimento sociale per abitare in vezzose abbinate a schiera; grandi contenitori pubblici inutilizzati “buchi neri” nei centri storici o nelle periferie. Un enorme patrimonio edilizio esistente, eredità di un forte sviluppo immobiliare, sul cui riutilizzo sostenibile si interroga (ed offre risposte) l’Ordine degli architetti della provincia di Treviso nella nuova rivista semestrale “Pièra”, fresca di stampa. Uno strumento con cui i professionisti del costruire vogliono «riconsegnare valore, ruolo e credibilità al mestiere dell’architetto, contando che possa risolvere i problemi delle città e dei territori dove vivono gli uomini dei giorni nostri. Ma vogliamo anche ridurre le distanze, uscire dal guscio dell’autoreferenzialità e rivolgerci alle famiglie, ai giovani, ai non addetti ai lavori» scrive Pierangelo Scattolin, art director, nel presentare l’ avventura editoriale.

. Il concept. “Pièra” dal termine dialettale con cui si intende il mattone, materiale solido e naturale, derivato dalla terra, elemento tradizionale per l’edificazione della casa. Immediatamente riferibile alla pratica del progettare e costruire. Una rivista «che racconta una cultura dell’abitare, dello stare, vivere e agire nei luoghi» sottolinea Alfonso Mayer, presidente degli architetti. Concepita in allegato ai quotidiani locali, la si potrà reperire anche in musei, biblioteche, scuole, librerie spazi commerciali, sedi di associazioni di categoria (al prezzo di 6,00 euro).

Il Ri.u.so. Tema conduttore dei primi quattro numeri di “Pièra” è il Ri.u.so, ovvero rigenerazione urbana sostenibile. La cronaca di edifici chiusi, abbandonati, sottoutilizzati, con strutture non adeguate, funzionalmente datati, fonte di sprechi energetici e di emissioni inquinanti. Case ma anche spazi del lavoro e del commercio, edifici pubblici e pure il paesaggio in cui tutto è inserito. Il fine: proporre una nuova vita alle architetture esistenti, più evoluta, positiva ed etica, adeguata alla esigenze odierne, sia per l’edilizia privata che per la pubblica. Il primo numero è dedicato alla casa d’abitazione: foto d’archivio di architetture di ieri in bianco-nero confrontate con le immagini colorate delle nuove soluzioni. Quindici progetti presentati in modo semplice, grande impiego di fotografie a tutta pagina, descritti al lettore “profano” come fossero dei racconti, con le interviste al committente e al progettista, le planimetrie.
Opifici e villette.Lo sfoglio della rivista è un inedito viaggio nell’evoluzione dell’abitare nel Trevigiano nel corso del Novecento e degli ultimi tre lustri. Apre la sequenza l’anonima casa monofamiliare nel bosco del Montello a Biadene, che diventa un edificio moderno spogliato di elementi e volumi inutili, per creare una forte relazione con l’ambiente naturale (la pineta di Villa Pisani), inquadrato da ampie vetrate e punti di vista panoramici. Si entra poi nel contesto di un quartiere residenziale anni ’70 a Treviso, un villino suburbano ripensato dai proprietari causa le accresciute esigenze familiari, ed in cui l’architetto ha evitato l’effetto “casetta con affiancata scatola iconica”, lavorando su spazi interni, materiali semplici e molta luce. Ancora a Treviso tra le soluzioni più interessanti è raccontata la trasformazione di una legatoria dei primi del Novecento ( 300 metri quadrati) nel loft residenziale per una famiglia di cinque persone. E poi il vecchio edificio agricolo di pregio mutato in una piccola casa accanto ad un boschetto zona Treviso Sud, il recupero di una casa malsana a Paderno di Ponzano, di un rudere a Pederobba e di un tabià a Canale d’Agordo. Vecchi involucri restituiti al vivere contemporaneo. «Occorre un mutamento nel modo di pensare l’abitazione, il quartiere in cui essa si inserisce e gli spazi collettivi» sottolineano i progettisti.

Rubriche e redattori. I contenuti della rivista sono vari, oltre ai progetti: opinioni di esperti; nuove modalità di insediamento urbano; concorsi sul tema dell’abitare; innovazioni nelle tecniche e materiali di costruzione; le esperienze virtuose da paesi esteri sviluppate con altri regolamenti; i punti di vista di non architetti per allargare il confronto e il dibattito. L’Ordine manda in stampa il semestrale grazie alla passione di alcuni associati che hanno messo a disposizione il loro tempo per sviluppare il progetto. Il comitato editoriale è formato da Alfonso Mayer direttore responsabile (presidente dell’Ordine), Pierangelo Scattolin, Marzia Urettini, Giuseppe Cangialosi, Elisa Ghedin, Serena Guadagnini, progetto grafico di Francesco Greguol -Studio Iknoki.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso