Piave, parte la campagna “Vivi il fiume in sicurezza”: 9 motivi per non fare il bagno

La Provincia e l’Autorità di Bacino lanciano il “kit salva vite” con cartelli multilingue: correnti pericolose, massi instabili, sifoni e qualità non monitorata

Andrea Dossi
Il presidente della provincia Stefano Marcon
Il presidente della provincia Stefano Marcon

 

Arriva il primo passo concreto per la sicurezza lungo il fiume: è partita la campagna di comunicazione "Vivi il fiume in sicurezza, ma attenzione… fare il bagno è vietato"; nove motivi per non fare il bagno nel Piave.

La campagna

Il tavolo tra amministrazioni ed enti nato due settimane fa guarda già al futuro con il rinnovo della cartellonistica multilingue. Il "kit di comunicazione salva vite", promosso dalla Regione, dalla Prefettura e dell’Autorità di Bacino, è stato realizzato dalla Provincia e inviato a tutti i Comuni della Marca trevigiana, fa seguito alla costituzione del tavolo sul Piave e mira a sensibilizzare la cittadinanza sui pericoli legati alla balneazione nei fiumi del territorio e a promuovere un approccio consapevole all'ambiente fluviale.

La campagna si innesta nel solco del progetto "Io, Tu, Noi, Il Piave – Conoscerlo, viverlo, curarlo" e fornisce informazioni sulle caratteristiche e i rischi idraulici delle aree fluviali. «In continuità con quanto condiviso in occasione dei recenti vertici dedicati all’emergenza Piave» spiega il presidente della Provincia Stefano Marcon, «abbiamo inviato un kit di comunicazione per spiegare alla cittadinanza perché esiste un divieto di balneazione in tutti i fiumi del territorio (come precisa la legge regionale 116/2008 e il Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni del Veneto, ndr) e come vivere e frequentare l’ambiente fluviale in modo sicuro, senza entrare in acqua».

I nove punti

La campagna si articola in nove punti che spiegano nel dettaglio i motivi del divieto di balneazione. Rispetto a una bozza precedente, sono stati aggiunti due elementi: il pericolo dei massi instabili e scivolosi (una modifica introdotta dopo il tragico caso di Gaia De Gol, la quindicenne schiacciata da un masso nel fiume a Busche) e la sottolineatura che la qualità delle acque non sempre corrisponde ai criteri di balneabilità. Infatti, il divieto è dovuto anche a questioni igienico-sanitarie, dato che le acque del Piave non sono monitorate.

Gli altri sette pericoli sono l’effetto risucchio e correnti molto pericolose, la profondità del fondale, i sifoni e gli incastri del fiume, le basse temperature delle acque, i rifiuti galleggianti e gli ostacoli nel fondo, le condizioni atmosferiche e i temporali che rende torbido il fiume e le sabbie mobili.

«Fare il bagno nei fiumi è vietato perché questi presentano delle caratteristiche naturali che non consentono la balneazione» aggiunge Marcon, «l’effetto risucchio, le correnti a forte velocità e imprevedibili, i sifoni, ovvero passaggi sott’acqua che possono risucchiare una persona, le basse temperature che possono provocare sbalzi termici corporei molto gravi, i massi scivolosi e instabili che caratterizzano queste aree, la profondità e la morfologia dei fondali, che cambiano spesso. Molti Comuni stanno già diffondendo la campagna sui social, abbiamo fornito uno strumento utile che sono sicuro contribuirà a far acquisire maggiore consapevolezza».

Sono ancora al vaglio le proposte di realizzare campagne shock, con immagini forti simili a quelle utilizzate per la sicurezza stradale, e di valutare l'opportunità di creare "spiagge da fiume". —

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