«Pesce siluro, rischio per i fiumi Soligo e Piave quando il lago tracima»

REVINE. L’invasione del pesce siluro. Potrebbe arrivare fino al Soligo e in altri corsi d’acqua. Un rischio concreto. L’allarme è stato lanciato dal sindaco di Tarzo Vincenzo Sacchet. «Con le esondazioni autunnali c’è questa possibilità», spiega, «dobbiamo fare in modo che non esca dai laghi». Proprio per trovare soluzioni al problema del gigantesco pesce che sta infestando i laghi di Lago e Santa Maria si è tenuto mercoledì un summit a Mestre. L’incontro è stato organizzato dal consigliere regionale Giampiero Possamai. Erano presenti i sindaci Vincenzo Sacchet per Tarzo e Massimo Magagnin per Revine, dirigenti regionali e provinciali del settore, la Fipsas (Federazione pesca sportiva e attività subacquee), altri esperti e una rappresentanza dei pescatori.
A ottobre partirà il monitoraggio a campione della fauna ittica autorizzato dalla Regione e con mezzi diversi dalla pesca sportiva. Obiettivo: comprendere il numero di pesci siluro presenti a Revine. «Con il censimento vogliamo capire cosa c’è sotto i laghi», spiega il sindaco Sacchet, «potrebbe anche essere che ci siano altre tipologie alloctone». Entro breve sarà organizzata una giornata speciale per la cattura del temibile predatore. «Stiamo spingendo perché questa avvenga prima del freddo». La “caccia” proseguirà con la primavera, quando le condizioni meteo sono più favorevoli per la cattura.
L’appello lanciato dai sindaci Sacchet e Magagnin è per una maggiore vigilanza attorno ai laghi. «Servono guardie che controllino i laghi e i pescatori». Il progetto prevede di istituire guardie volontarie, attraverso qualche associazione di pesca, per il controllo dei laghi. Sono una decina i siluro pescati quest’estate nei laghi di Santa Maria e Lago, ma chi li ha immessi potrebbe averne piazzati diverse decine con danni incalcolabili.
Non si sa quando il pesce siluro sia stato immesso. Può essere che sia lì da tempo e che abbia prolificato all’interno dei laghi. Il siluro è molto vorace e non ha altri pesci in grado di minacciarlo. «Questa grosso pesce è stato immesso volontariamente», conferma il consigliere regionale Possamai, «è un’azione grave che va contro la tutela della biodiversità autoctona. Non sappiamo chi lo abbia portato. Nella zona del Polesine le acque sono talmente compromesse da specie alloctone che è ormai impossibile eradicarle. Nel basso Veneto c’è perfino un’attività di bracconaggio molto specializzata. Sembra che questo pesce serva un circuito di vendita anche nei paesi dell’Est».
Per molti la pesca al siluro è infatti un lavoro. C’è chi spedisce i pesci pescati all’estero con furgoni frigorifero. In molti paesi come la Romania il siluro viene mangiato e fa parte della dieta quotidiana. Senza considerare che sono pesci grandi e quindi la loro pesca può rappresentare un guadagno. L’immenso e vorace siluro del Danubio, temibilissimo predatore, può raggiungere fino ai due metri di lunghezza e oltre i 200 chili di peso. È una specie ad accrescimento rapido, estremamente prolifica e senza predatori, se non l’uomo: nel giro di pochi decenni ha letteralmente decimato il patrimonio ittico di importanti fiumi. Chi immette il siluro nei laghi di Revine può vedersi appioppare una multa che va da 1500 a 6 mila euro. –
Francesca Gallo
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