Peruzzetto: «Non c’è posto per chi lavora senza cercare la visibilità»

SAN POLO DI PIAVE. Giorgio Peruzzetto è il presidente uscente della Onlus Americo e Vittoria Giol, finita nella bufera di recente per le polemiche con il sindaco.Peruzzetto, quando è iniziato il suo...
SAN POLO DI PIAVE. Giorgio Peruzzetto è il presidente uscente della Onlus Americo e Vittoria Giol, finita nella bufera di recente per le polemiche con il sindaco.


Peruzzetto, quando è iniziato il suo rapporto con la Fondazione?


«Alla morte della Signora Margherita Giol già membro del cda per statuto, sono stato integrato al suo posto dal parroco don Giuseppe De Nardo e dal sindaco Mario Vendrame. Tale nomina è arrivata dopo circa quindici giorni di consulto tra i menbri di diritto (a differenza delle attuali nomine, durate 17 mesi)».


All’epoca del suo ingresso come era composto il cda della fondazione?


« Sono entrato a far parte del cda come membro con il sindaco Vendrame, mentre presidente era Vittorio Gasparotto e segretario Attilio Parzianello».


Quando e come venne eletto presidente?


« Con le elezioni comunali in giugno del 2009, Vittorio Andretta, eletto sindaco, subentrò a Mario Vendrame. Il rinnovato cda venne convocato nel luglio 2009 per la nomina del presidente. Prese la parola il parroco De Nardo che mi propose come presidente in quando persona sopra le parti, di esperienza e soprattutto non schierato in politica. Tale proposta venne accettata dall’altro membro e cosi dopo la verbalizzazione del segretario venni eletto presidente e rimasi per otto anni».


Con la sua nomina a presidente come cambiò e che impulso diede alla Fondazione?


«Portai innanzitutto la mia esperienza maturata in tanti anni di lavoro. Si avviarono cinque anni di riforme e di riassetto in particolare mi piace ricordare questi provvedimenti. La donazione di Casa Vittoria alla Coop Vita Down. Una ex casa colonica disabitata e collabente. Al presidente di allora Alessandro Paro raccomandai: “Fai di questo luogo un piccolo paradiso terrestre”. A distanza di cinque anni questo piccolo miracolo si è avverato. La buona vendita dell’appartamento di Vittorio Veneto, sfitto da ben undici anni e con tante spese a carico della Fondazione ad importi con 5/6 mila uuro annuali. La conclusione con equilibrio e senza costi a carico della Fondazione relativi al comodato gratuito di casa Aosta occupata da oltre venti anni da un gruppo di senegalesi che non volevano abbandonare il fabbricato pericolante e non abitabile. Il ruolo fondamentale della Fondazione per la realizzazione degli studi medici di base dei 3 Comuni che ha consentito ai nostri cittadini di usufruire di un servizio che poteva essere ospitato in altro Comune. La promozione della “scuola giovani talenti” che ha permesso di valorizzare i giovani amanti della musica. Significativa è stata la giornata in memoria del 25° anno della scomparsa di Vittoria Angeli vedova Giol che ha permesso di far conoscere e ricordare gli scopi dello statuto le intenzioni della benefattrice a tutto il paese con la pubblicazione di un libro e di una lapide a memoria.


Ho voluto evidenziare le iniziative più importanti fino al 2014 avvenute con la concreta collaborazione dei membri in carica, il sindaco Vittorio Andretta e il parroco don Lucio Dalla Fontana al quale è subentrato il diacono Gianfranco Fantuzzi. Si è lavorato con efficiente collaborazione portando a termine molte altre decisioni e volontà in sintonia con gli scopi statutari. Il resto è storia recente. Nell’aprile del 2016 a conclusione del bilancio, mi sono dimesso e contestualmente con il segretario Bruno Pin pur provvedendo e mantenendo la carica per l’ordinaria amministrazione fino alle nuove nomine. Per 17 mesi ci sono stati colpi di scena continui, articoli di giornali che riportavano nomi di nuovi amministratori che cambiavano improvvisamente. Accordi conclusi e subito dopo smentiti. A coronamento di tutto ciò il coinvolgimento del Vescovo di Vittorio Veneto e le dimissioni del Diacono Gianfranco Fantuzzi intristito dalla penosa vicenda delle nomine senza colpe, dopo che si è offerto con dedizione al compimento degli scopi statuari della Fondazione e averne dato un valore aggiunto. Di tutta questa vicenda ho un grande rammarico nel constatare che in questo paese non c’e posto per le tante persone che lavorano in silenzio senza cercare visibilità».


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