Pd, Giovanni Zorzi è il nuovo segretario

Ha raggiunto il 55% dei delegati, il 3 dicembre l’elezione. «Avremo una forte vocazione civica»
DeMarchi Castelfranco consiglio comunale Zorzi Giovanni
DeMarchi Castelfranco consiglio comunale Zorzi Giovanni
«Il mio obiettivo è creare un Pd che sia una vera e forte alternativa alla Lega, e che si ispiri anche a una precisa vocazione civica».


Con il raggiungimento del 55% dei delegati da ieri, di fatto, Giovanni Zorzi è il nuovo segretario provinciale del Partito democratico. Non serviranno ballottaggi con i suoi avversari. Ieri infatti hanno votato gli ultimi tra i 70 circoli provinciali del partito -Montebelluna, Tarzo e Casale - chiamati in queste settimane a scegliere per il nuovo segretario dopo il mandato di Lorena Andreetta.


E così domenica prossima a Treviso, a Ca’ del Galletto, il congresso provinciale con il voto dei delegati coronerà Zorzi, consigliere comunale e segretario del Pd di Castelfranco Veneto, 39 anni, un lavoro alla Fondazione Ca’ Foscari, tenendo le relazioni fra ricerca e imprese. Una candidatura, la sua, appoggiata da molti sindaci, giovani e segretari di circolo. Candidato di fatto dal correntone (Manildo e altri sindaci, renziani, ex bindiani) e dagli orlandiani (Quarello, Tonella Cimetta & Co.), Zorzi ha battuto la ricandidata Andreetta (ala Rubinato) e Luciana Fastro (ala Puppato-Zanoni). E a pochi mesi dalle politiche le due parlamentari, alleate al precedente congresso e vittoriose al fotofinsih con Andreetta, si trovano in netta minoranza.


Giovanni Zorzi, anche i Pd della Marca trevigiana ha bisogno di trovare la rotta... tra le correnti.


«Prima di tutto non voglio etichette sulle spalle: sarò il segretario del Pd, non il segretario di una corrente del Pd. E dobbiamo tornare al più presto a concentrarci sulle tematiche che creano l’identità del nostro partito: lavoro, ambiente, sanità e servizi sociali. Non c’è spazio e tempo per ragionare per correnti: bisogna concentrarsi sulle esigenze del territorio, che è sempre più sfaccettato e complesso del ragionare per correnti di partito».


Un Pd che deve ripartire.


«Concentrandosi, lo ripeto, su quelle tematiche di sinistra negli ultimi anni rimaste un po’ nascoste. Voglio mettere insieme la pluralità di voci: renziani, orlandiani e altro. Viene prima il Partito democratico».


Alla ricerca della perduta identità.


«Noi siamo e dobbiamo essere un partito radicalmente diverso dalla Lega, diverso dal Movimento 5 Stelle. Alternativo. Una alternativa vincente».


La vostra forza sono anche i sindaci.


«Come Manildo, che a Treviso sta lavorando bene. E il Pd nel 2018 sosterrà con decisione la sua ricandidatura a primo cittadino del capoluogo».


Una coalizione un po’ litigiosa, quella che sostiene Manildo, spesso vittima del fuoco amico, di attacchi interni, un classico del Pd.


«Cose che non voglio vedere».


Altro imperativo?


«Quando parlo di territorio parlo anche della forte importanza di un dialogo con le liste civiche vere, non raffazzonate. Dobbiamo avere una forte vocazione civica».
(a.z.)


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