Pasta Zara rilancia il grano duro italiano

Aumentano le vendite del 3 per cento. Il presidente Bragagnolo: «Abbiamo un prodotto d’eccellenza»

RIESE PIO X. Pasta Zara, è positivo il primo dato economico del 2014: 310mila tonnellate di pasta vendute, pari ad un incremento del tre per cento rispetto all'anno precedente. Ma sul bilancio intervengono altri due fattori redditizi: i cosiddetti prodotti affini a proprio marchio (olio, pomodori, sughi, cous cous) pari a 15 milioni di euro e 17 milioni dalla vendita di grano duro macinato in Italia. «Un settore quest'ultimo - spiega il presidente Furio Bragagnolo - in cui siamo entrati tre anni fa, con il nostro mulino di Santa Maria Nuova a Jesi che copre il 30 per cento del nostro fabbisogno. Grazie ad un accordo con la Società Italiana Sementi, abbiamo un grano duro in esclusiva, il Furio Camillo, coltivato da agricoltori locali con cui abbiamo stipulato una garanzia di ritiro basato sul listino medio del mercato del grano di Bologna. Un prodotto che ben si adatta alla coltivazione nel Centro Italia, mentre stiamo studiando altre varietà di sementi ottimali nel Nord Italia».

Un investimento che potrebbe rivelarsi provvidenziale per Pasta Zara: già, perché la materia prima, ovvero il grano duro, scarseggia. Proprio quest'anno il maltempo ha lasciato il segno: basti pensare che lo stock mondiale è disponibile solo per un mese e mezzo. Poi bisognerà attendere il raccolto successivo. «Questo perché il grano duro è una produzione di nicchia nel settore cerealicolo, di fatto solo il 5 %. Per questo non ci sono regolamentazioni internazionali per lo scambio e quindi non si possono fare futures sulla produzione».

La prima “mazzata” è arrivata dai raccolti europei, in Italia, Spagna, Portogallo e Grecia, scarsi sia per qualità che per quantità. Tutto sembrava risolversi con il raccolto in Canada che da solo fornisce il 30 - 40 per cento del fabbisogno del grano duro per i pastifici italiani, tanto che il prezzo aveva subito un'impennata. Ma anche qui il maltempo ci ha messo lo zampino proprio nel periodo cruciale: quantità addirittura dimezzate e qualità peggiore degli ultimi anni. «Questo - continua Bragagnolo - ha comportato il declassamento ad alimentazione animale. In altri termini questa situazione assolutamente imprevedibile ha avuto ripercussioni sulle scorte creando una situazione alquanto critica per i prossimi mesi».

E da qui parte la sfida di Pasta Zara: «Abbiamo un prodotto di eccellenza che si chiama pasta, noto in tutto il mondo e in costante crescita di consumo. Ma di fatto la materia prima dobbiamo cercarla all'estero. La sfida è proprio questa: scommettere sul made in Italy anche per quanto riguarda il grano duro. È un investimento anche in ricerca ed innovazione, che comporterà vantaggi per la nostra agricoltura».

Davide Nordio

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