Partorisce nella portineria dell’ospedale

Angela ha fretta di nascere e mamma Giovanna non raggiunge Ostetricia in tempo: «Ormai voleva venire alla luce»
Di Valentina Calzavara

Il fiocco rosa è già stato appeso a testimonianza di quanto speciale sia stata la nascita. Speciale perché è avvenuta ieri mattina, alle 6.13, davanti alla portineria del Ca’ Foncello. Mamma Giovanna Pamio, 35enne di Zero Branco, non ce l’ha fatta ad arrivare fino al reparto di Ginecologia e Ostetricia, al terzo piano dell’ospedale di Treviso, la sua piccola Angela aveva troppa fretta di nascere.

La donna, accompagna dal marito Mauro Liberali, non ha avuto neppure il tempo di attendere che il compagno parcheggiasse l’auto. Le contrazioni erano talmente forti che alla futura mamma si sono rotte le acque mentre stava raggiungendo l’entrata del Ca’ Foncello. È stata costretta a fermarsi all'aperto, giusto davanti alla portineria che precede le scalinate d’ingresso della struttura ospedaliera. Il tutto mentre il personale, dapprima attirato dalle grida della donna, ha allertato i medici del Pronto Soccorso. «Proprio non mi aspettavo che tutto potesse accadere così rapidamente» spiega Giovanna. Nel frattempo, un giovane infermiere che passava di là per recarsi al lavoro, ha prestato la prima assistenza alla donna, aiutandola a sorreggersi e a respirare nel modo corretto. Il tutto mentre il marito Mauro Liberali e i due portinai andavano avanti e indietro, forse un po' increduli, per allertare medici e ostetriche. Attimi di concitazione, che non hanno impedito alla piccola Angela di venire al mondo senza alcun tipo di problema.

Il primo vagito lo ha emesso all'interno del gabbiotto di vetro della portineria. È lì che mamma e figlia hanno trovato riparo e una coperta con la quale avvolgersi in attesa dell’arrivo dell’ambulanza. «Aveva deciso di nascere ed è nata. Ho sentito che era il momento di spingere, è stata una spinta naturale» racconta Giovanna «da una parte c’era l’esperienza di sentire che era arrivato il momento tanto atteso, dall'altra, non trovandomi in una sala parto, ho fatto istintivamente quello che Madre Natura mi suggeriva di fare, senza paura». Nel frattempo, il personale medico, arrivato sul posto, ha accompagnato mamma e figlia in barella all’interno dell’ospedale per gli accertamenti di routine e il taglio del cordone ombelicale.

«Avrei preferito trovarmi in Ostetricia per il lieto evento, ma piuttosto di stare per ore in travaglio, auguro a tutti di partorire in modo così rapido e senza provare eccessivo dolore» spiega Giovanna, mentre guarda soddisfatta la piccola Angela che dorme in culla. Una gioia immensa, non la prima, arrivata a casa Liberali. «Angela è la mia terza figlia, gli altri due bimbi sono Lorenzo di 3 anni e Giovanni di 15 mesi. Questa mattina mi hanno salutata e sono rimasti a casa con i nonni a Zero Branco» spiega Giovanna «io emio marito ringraziamo tutto il personale del Ca' Foncello per averci aiutati».

Dalla direzione dell'Usl 9, sono arrivare le congratulazioni alla neomamma. «La bimba sta bene, è ricoverata e pesa 3, 715 chilogrammi. Le macchina del soccorso si è rivelata efficiente e le cose hanno funzionato al meglio anche in questo caso particolare» ha evidenziato Francesco Benazzi, diretttore generale dell’Usl 9. Pur non esistendo una letteratura dettagliata sulle tempistiche del parto, «la medicina concorda nel dire che per una donna alla seconda o terza gravidanza, il travaglio dura mediamente un po’ meno del tempo che per noi sanitari è di 12 ore, visto che il travaglio non coincide con l'inizio delle contrazioni ma con l'insorgere di altre caratteristiche come la dilatazione del collo uterino» spiega Giulia Simioni, ostetrica libera professionesta che collabora con l'associazione “Il Melograno” di Treviso.

Ma l'essere già diventata madre, non è l'unico fattore che può incidere sulla facilità del parto. «Fondamentale è la preparazione all'evento nascita che fa la differenza nel decorso del travaglio. Importante è anche lo stato emotivo con cui la donna affronta il fatto» conclude Simioni «inoltre, le posizioni libere in fase di travaglio, rappresentano il primo strumento antalgico che la donna ha a disposizione. Sarebbe importante che in tutte le strutture sanitarie fosse permesso alla partoriente di muoversi liberamente, assumendo la posizione che le permette di sentire meno dolore, anziché la tradizionale posizione ginecologica, che è anche la meno naturale».

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