Parla il papà: «Mio figlio voleva aiutarlo non sapeva fosse violento»

FELTRINO
Sconvolto da quello che è accaduto al figlio ma determinato a proteggerlo e a sostenerlo. Il padre del ventenne bellunese pronuncia poche frasi senza entrare nel merito della vicenda: «Mio figlio? Sta piano piano venendo fuori da una situazione psicologicamente dura. Ci fidavamo di quell’uomo conosciuto quando ancora abitava a Pederobba. Lo volevamo aiutare e questo è stato il suo ringraziamento. Il nostro rammarico? È senz’altro quello di non avere saputo del suo passato altrimenti tutto ciò non sarebbe successo».
Sta dunque reagendo ad una condizione psicologica pesante il ventenne, ora tornato nella tranquillità del suo paese nel Feltrino, protagonista della vicenda che ha sconvolto Cornuda e la Marca.
Trascorre i giorni con il padre, aiutandolo nei lavori domestici, e attende di riprendere la sua attività sportiva che gli permetterà di metabolizzare meglio quanto accaduto. «Purtroppo – spiega il padre – dovremo ritornare sulla vicenda ma intanto il tempo lo aiuterà a superare questo difficile momento».
Nel frattempo è sulle frequentazioni del 63enne e sul via vai di persone dal suo appartamento di Cornuda che i carabinieri stanno indagando. Gli investigatori vogliono capire se l’uomo avesse di recente manifestato comportamenti equivoci anche nei confronti di altre persone che lo frequentavano per aiutarlo o come semplice amico. Per questo motivo, grazie anche ad alcuni vicini di casa che conoscono o hanno visto chi frequentava la mansarda del loro condominio, stanno cercando di identificare testimoni utili per risolvere il rebus dell’aggressione al ventenne feltrino. È chiaro che c’è attesa anche per le condizioni del 63enne, in progressivo miglioramento ma, fino a ieri, ancora sedato e impossibilitato a parlare. Cruciale, a questo punto, per i carabinieri, sarà mettere a confronto le versioni dei fatti dei due protagonisti che, come prevedibile, saranno diverse se non diametralmente opposte. Ma ci vorrà almeno ancora qualche giorno per poterlo sentire.
Formalmente, neppure del ventenne feltrino si ha una versione dei fatti nero su bianco. Del giovane, indagato assieme al 63enne, che si è avvalso della facoltà di non rispondere, si hanno soltanto il racconto fatto nell’immediatezza ai soccorritori. Un racconto che i carabinieri ritengono credibile per quello che è stato trovato all’interno dell’appartamento ora sotto sequestro. E al momento il suo legale sta aspettando di avere un quadro più definito della vicenda per fare le sue mosse e magari chiedere l’interrogatorio del suo assistito che venerdì scorso non ha affrontato. «Troppo poco lucido psicologicamente – dice il padre – per sostenere subito un interrogatorio». –
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