«Parco Storga distrutto, è pericoloso percorrerlo»

Gli ultimi fortunali hanno riaperto le ferite del parco di Treviso dopo l’ultimo intervento compiuto dalla Protezione civile. Scarpa (Italia Nostra) chiede carta bianca alla Provincia

TREVISO. L'ultima serie di temporali ha fatto ciò che la protezione civile non era riuscita a portare a compimento nel suo intervento di semi-killeraggio (tutto ciò che era precario è stato messo alla luce del sole, ma anche alle intemperie. Così, non essendoci stato nessun lavoro di ripristino, i fortunali e le bombe d’acqua delle scorse settimane hanno portato a compimento il disastro). Ponti ciclopedonali distrutti, alberi caduti (durante l’ultimo temporale addirittura sette-otto), una situazione palpabile di pericolo. E Italia Nostra lancia l'allarme: lo stato del Parco dello Storga è tale che è altamente sconsigliato a chiunque cercare di percorrerne i sentieri e i ponticelli in degrado totale. Proprio nella stagione più bella per godere di quest’oasi.

Bisogna assolutamente intervenire. L'appello è l'estremo tentativo di muovere qualcosa, mentre la Provincia, ente titolare del Parco, sembra non schiodarsi dalla posizione ufficiale e che poco c’entra con lo stato di salute di un’oasi unica nel Veneto e molto con la politica “di rifiuto” di marcaleghista: la risistemazione non deve passare attraverso la manodopera - anche gratuita e volontaria - degli immigrati. Nonostante la tiritera dell’“almeno facessero qualcosa, li manteniamo per non fare nulla”. Il “Prima i nostri” del presidente Stefano Marcon suona un po’ buffo, tenendo conto che i “nostri”, in forma di Protezione civile, sono già passati “prima” aprendo tutte le ferite suppurate del Parco e lasciandole esposte alle bombe d’acqua arrivate dopo il blando e molto criticato intervento di alcuni mesi fa.

Insomma, gli assi tolti ai ponticelli e alle passerelle, nonché le piante mese a nudo dai rovi che, in qualche modo, le sostenevano, sono rispettivamente crollati o si sono schiantati a terra. Lo denuncia il presidente di ItaliaNostra Treviso, l’architetto Romeo Scarpa, che fa un appello a tutti i sindaci interessati (il parco insiste sui terreni di Villorba, Treviso e Carbonera), ai fornitori di materiale e alle aziende disposte a sponsorizzare l'opera, per portare a termine una sistemazione del piccolo parco naturale e delle sue strutture. La preoccupazione di Scarpa è che i fondi vadano tutti all’altro parco, quello del Sile, che distribuisce cariche e gettoni di presenza ai politici e ai loro rappresentanti. Bisogna sistemare le passerelle, rimettere in sesto alberi che, riuniti e aggrediti da “vele” di edera, vengono trascinati giù dal vento. Ci sono inoltre da completare interventi di pulizia riguardanti i rifiuti lasciati nel parco da cittadini indisciplinati o, nel caso specifico, anche da chi ha fatto l'ultima “pulizia” lasciando a terra, in vari punti, vegetali e tronchi tagliati.

L’operazione finale, la più difficile, sarà il ripristino della funzionalità dei cosiddetti “campi chiusi”, aree di archeologia del paesaggio rurale previste e realizzate nel quadro del progetto del Parco Storga.

Si tratta di prati stabili, delimitati da siepi e alberature che crescono lungo le sponde dei fossi, che in primavera e in estate sono sicuro rifugio per numerose specie animali e che nei tempi andati, durante l'inverno, venivano allagati con acqua di risorgiva, più calda dell'aria, che proteggeva il manto erboso dalle basse temperature. Stessa operazione veniva fatta per proteggere il suolo nei mesi più caldi. Così si manteneva un microclima che consentiva 5 tagli di foraggio all'anno. Questi campi, per carenza di continua manutenzione, sono in fase di contrazione per l'avanzamento sia dei rovi che del sottobosco. Scarpa e le altre associazioni sono a caccia di materiali e finanziamenti per il “restauro” dei percorsi del Parco. L’operazione dovrà essere eseguita, da accordi, dall’azienda agricola Murialdo, che provvederà anche alla ordinaria manutenzione.
 

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