Ospedali e parrocchie si stanno mobilitando Partono pure i profughi

Dagli ospedali fino ai profughi, passando per la Caritas: non ci sono solamente le divise dei vigili del fuoco e della protezione civile in prima linea: la Marca si mobilita. Ospedale. 

TREVISO. Dagli ospedali fino ai profughi, passando per la Caritas: non ci sono solamente le divise dei vigili del fuoco e della protezione civile in prima linea: la Marca si mobilita.

Ospedale. La macchina trevigiana dei soccorsi è allertata e pronta. Se saranno richiesti interventi sanitari, i medici, gli infermieri e le sale operatorie dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso saranno a disposizione dei feriti del devastante terremoto che ha colpito il centro Italia, tra Lazio, Umbria e Marche. La direzione dell’azienda sanitaria trevigiana è in comunicazione costante con la Regione e con gli organismi che stanno operando nella zona devastata dal sisma. Qualsiasi intervento verrà richiesto, la struttura ospedaliera della Marca sarà in grado di intervenire: dall’invio di sacche di sangue dei gruppi più rari alla ricezione di pazienti provenienti dalle zone colpite dalla tragedia e bisognosi di interventi chirurgici. «Su indicazione regionale noi siamo preparati e capaci di rispondere nell’immediato. Possiamo fornire assistenza sanitaria alle persone colpite dal sisma. In particolare i reparti di neurochirurgia, chirurgia vascolare e chirurgia d’urgenza possono accogliere i pazienti politraumatizzati o che necessitano di trapianto», fa sapere Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl 9 di Treviso. L’ospedale del capoluogo, polo sanitario ad alta specializzazione, dispone di uomini e mezzi in grado di rispondere ai casi più complessi. La piastra per l’atterraggio dell’elisoccorso rappresenta inoltre un collegamento strategico per il rapido trasporto dei pazienti dalle zone del sisma.

Emergenza sangue. Anche l’Avis della provincia di Treviso è allertata e disponibile ad attivarsi in tempi brevi, qualora fosse richiesto. Spiega la presidente Vanda Pradal: «I nostri volontari sono a disposizione. Nel frattempo, continuiamo a donare in ogni periodo dell’anno per non far venire meno l’autosufficienza».

La colletta. Dalla Caritas Tarvisina è partita una raccolta di fondi per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto. Le coordinate: causale “Terremoto Centro Italia 2016”, versamento in banca presso il Credito Trevigiano, Iban IT04 H 08917 12000 029003332325, intestato a Diocesi di Treviso, Caritas. Per versamenti in posta: conto corrente n. 17952318 intestato a Caritas Tarvisina via Venier. Nel frattempo la Conferenza episcopale italiana ha già disposto lo stanziamento di un milione di euro dai fondi dell’otto per mille per far fronte alle prime urgenze e ai bisogni essenziali. La Cei ha indetto una colletta nazionale da tenersi in tutte le chiese italiane il 18 settembre 2016

E i profughi si offrono. «Siamo pronti a inviare a nostre spese una squadra di 10/20 profughi per contribuire alla ricostruzione». È una lettera al prefetto Laura Lega di Abdallah Khezraji, referente del circolo Hilal: ha avuto l’idea con Enrico Renosto, ex consigliere comunale, e con Modou Diop, riferimento degli immigrati della Marca. «Consapevoli che in questa primissima fase serve personale specializzato, ci mettiamo a disposizione in una fase successiva, più legata alla ricostruzione». Il circolo Hilal ha sensibilizzato i migranti sulla necessità di donare sangue, e verserà cinque euro per ogni profugo ospitato a favore delle popolazioni colpite dal sisma.

L’imprenditrice. Ha usato il “safety check” di Facebook per far sapere ai propri conoscenti che stava bene. L’imprenditrice trevigiana della Irinox, Katia da Ros, è in vacanza in provincia di Assisi, a meno di cento chilometri dall’epicentro di Accumuli in provincia di Ascoli Piceno. «Ho sentito il terremoto molto bene», ha detto Da Ros al telefono, «Stavo dormendo, mi sono svegliata subito. Qui non ci sono danni, ma non sono ancora andata in giro a vedere nei dintorni».

Bepi Zambon. A vivere in prima persona quei minuti drammatici è stato invece Bepi Zambon. Il maestro di tennis, da qualche anno trasferitosi ad Ascoli Piceno, stava dormendo nella sua roulotte all’interno del circolo sportivo per il quale lavora. «A un certo punto ho sentito degli scossoni fortissimi», racconta Zambon al telefono, «non capivo se ci fosse qualcuno che voleva entrare, mi sembrava di avere dieci persone che stessero scuotendo la roulotte. Poi ho capito che era il terremoto, ho sentito anche un bombardamento di pigne, qua in pineta sono crollati tre alberi contemporaneamente». Un inferno, durato pochi secondi me che sembrava interminabile. «Alla fine della scossa sono uscito- racconta Zambon - era saltata anche la corrente. Ho controllato la club house del circolo tennis, erano caduti dei calcinacci a terra». Più tardi, altre scosse di assestamento a prolungare l’angoscia. La moglie di Zambon era in casa, nel centro del paese: «Anche lei è rimasta terrorizzata, ha detto che non vuole più dormire in casa», racconta Bepi.

 

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