Operato alla testa, neonato salvo
VITTORIO VENETO. Neonato salvato da una grave malformazione con un eccezionale intervento al cranio. La delicata operazione, che ha ridato normalità di vita a un bimbo di cinque mesi, è stata effettuata all'ospedale Ca' Foncello di Treviso. I chirurghi sono riusciti a correggere la scafocefalia una malformazione della struttura cranica che provoca asimmetrie nella sviluppo del volto e persino ritardo mentale. Il piccolo, secondogenito di una coppia cenedese, al momento della nascita nell'ospedale di Vittorio Veneto presentava una testa molto allungata e una regione parietale ristretta. Segnali della scafocefalia che comporta la fusione precoce delle suture craniche del neonato. «Un problema che avrebbe potuto rientrare da solo», racconta la madre, «così mi avevano detto i medici quando hanno dimesso il mio bambino. Può capitare, infatti, che i neonati abbiano qualche deformità». Il bimbo è tornato a casa sotto stretto controllo della pediatra, anche perché non aveva la "fontanella", il suo cranio era un pezzo unico saldato. «All'inizio l'ipotesi di un'operazione era stata scartata», ricorda la giovane madre. «Solo per scrupolo la dottoressa ci ha detto che, se volevamo, potevamo farlo vedere ad uno specialista a Treviso. Così andai al Ca' Foncello, convinta che la visita fosse quasi superflua, ma volevo stare tranquilla e togliermi il pensiero». Con il bambino in braccio, la vittoriese è entrata nello studio della neurochirurga pediatrica Marina Mazzucco. Alla specialista è bastato uno sguardo per capire la gravità della situazione. «Da operare subito», è stata la sua sentenza. «È stata una botta», ricorda la madre, «capii che la situazione era seria, mi è crollato il mondo addosso. L'operazione andava fatta, ma quanta paura». C'era infatti apprensione sia per l'anestesia e per possibili emorragie. Il piccolo nel giro di poco è entrato in sala operatoria, dove i neurochirurghi sono intervenuti con una tecnica nuovissima. Un'incisione a zig zag, da orecchio a orecchio, un intervento iniziato al mattino e concluso solo dopo cinque ore. «Ho potuto vedere il piccolo solo alla sera», aggiunge la donna, «ha passato la notte in terapia intensiva». Ore di ansia, con il neonato che fu anche trasfuso. Dopo la terapia intensiva, il trasferimento nel reparto di neurochirurgia. «Per due giorni era pieno di tubicini, non si poteva muovere», prosegue il racconto. Dopo una settimana la dimissione e il ritorno a casa. Ora il bambino sta bene.
«Desidero ringraziare la pediatra che mi ha messo la pulce all'orecchio e tutta l'equipe dell'ospedale per la professionalità e la dedizione che hanno avuto», conclude la mamma.
Francesca Gallo
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