L’omicidio di Vincenza Saracino, il killer resta in carcere in Venezuela

La Corte di Cassazione sudamericana ha confermato il fermo di Luigi Nasato. La Procura vuole riportarlo in Italia e ne ha chiesto l’estradizione. L’omicidio si consumò lo scorso 2 luglio: la cinquantenne di Canizzano è stata trovata morta in un casolare

Marco Filippi
Luigi Nasato al momento dell'arresto in Venezuela
Luigi Nasato al momento dell'arresto in Venezuela

La Corte di Cassazione venezuelana ha confermato la misura del carcere per Luigi Nasato, 32 anni, il giovane accusato di aver ucciso nel tardo pomeriggio del 2 luglio scorso la vicina di casa Vincenza Saracino, 50 anni di Treviso, che lavorava al sexy shop De Sade di Preganziol, un’attività gestita dal marito Fabio Stefanato. Nasato, dunque, rimane rinchiuso nel carcere di Caracas, in attesa di un’estradizione che il Ministero della Giustizia italiano ha già formalizzato nel novembre scorso ma di cui però non si hanno ulteriori dettagli da parte del governo venezuelano.

Lo stesso capo della procura di Treviso, Marco Martani, aveva preannunciato, all’indomani dell’arresto del presunto assassino di Vincenza Saracino, che “Alla base dell’estradizione c’è un profilo di discrezionalità politica”.

Vincenza Saracino
Vincenza Saracino

Nasato era stato rintracciato e fermato dall’Interpol a Maracay in Venezuela il 27 settembre scorso. Il 32enne era fuggito dall’Italia il 3 luglio scorso, all’indomani dell’omicidio di Vincenza. Il corpo della donna era stato rinvenuto proprio quel giorno a 24 ore dall’omicidio nell’area del casolare abbandonato di via Maleviste a poche centinaia di metri da casa.

Ad ucciderla erano state cinque coltellate, anche se il suo assassino prima di estrarre il coltello l’aveva picchiata sferrandole dei pugni in pieno volto. Nasato si era recato in aeroporto a Venezia e si era imbarcato per Madrid per raggiungere suo padre, sua madre e suo fratello, ma temporaneamente, dopo pochi giorni infatti era partito alla volta del Venezuela nella casa del nonno, dove è stato trovato.

Al momento dell’arresto non aveva opposto resistenza e si era fatto condurre nel carcere senza dire una parola né ammettere l’omicidio. Il giorno del suo arresto il pubblico ministero Giovanni Valmassoi aveva emesso un decreto di irreperibilità e ha nominato il legale Giovanna Bertolani, come difensore dell’indagato. A mettere un punto alle indagini saranno gli esiti degli esami di laboratorio, poi sarà l’iter giudiziario a rendere giustizia a Vincenza Saracino e alla sua famiglia.

Sotto un’unghia spezzata di Saracino che i carabinieri avevano repertato accanto al cadavere potrebbero esserci stata traccia di Dna di Nasato, come pure le sue impronte digitali sula bici elettrica della vittima che l’assassino ha scaraventato nella folta vegetazione davanti al casolare abbandonato.

A mettere sulla pista giusta i carabinieri, furono le immagini dei sistemi di videosorveglianza pubblici e privati lungo via Maleviste e nei dintorni. In un fotogramma si vede chiaramente che Vincenza Saracino era seguita in bicicletta dal suo presunto assassino e poi una ventina di minuti più tardi, il percorso veniva fatto al contrario da solo da Nasato. Immagini che hanno inchiodato il 32enne, ora in carcere per omicidio volontario in Venezuela e in attesa di estradizione.

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