Olearia, il pm chiede 4 condanne
Evasione fiscale milionaria, un anno e 7 mesi per Zanellato e 1,8 per i tre figli

DeMarchi Vedelago bambino annega in cava
Il processo ai vertici della «Olearia», azienda di Zero Branco, è giunto ieri al suo epilogo. Ma per la sentenza è necessario attendere il 5 luglio prossimo, giorno in cui è stata fissata la lettura del dispositivo del giudice Leonardo Bianco. Nel frattempo, ieri mattina, pubblica accusa e difesa si sono confrontati nella discussione. Il pubblico ministero Giulio Caprarola ha chiesto le condanne per i quattro imputati, Gino, Gianni, Gianna e Loris Zanellato, rispettivamente padre e tre figli (difesi dagli avvocati Fabrizio Santoro e Pietro Barolo). Per il primo è stata chiesta una condanna a un anno e sette mesi di reclusione mentre per i figli ad un anno e otto mesi (pena sospesa). L'accusa nei loro confronti è quella di evasione fiscale per circa quaranta milioni di euro. Secondo l'accusa, dal 2004 al 2010 sarebbero state emesse fatture per operazioni «oggettivamente inesistenti» per 29 milioni di euro e «soggettivamente inesistenti» per altri 11. Il caso era emerso grazie a un'indagine della guardia di Finanza che aveva individuato la presunta frode milionaria, che aveva portato anche alla denuncia a piede libero di altre 29 persone e 15 società in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna oltre che in Polonia e in Ungheria: si sarebbe trattato, per gli investigatori, per lo più di società cartiere che soltanto virtualmente avrebbero rivenduto alla ditta trevigiana dei pallet (bancali di legno). Stando alle indagini delle Fiamme Gialle, a incastrare la ditta di Zero Branco sarebbero state le analisi dei cronotachigrafi dei camion utilizzati per il trasporto dei bancali: in base alla documentazione, i pallet si sarebbero dovuti spostare per centinaia di chilometri, in realtà arrivavano a Zero Branco da società estere o da camionisti compiacenti. Il tutto avrebbe permesso alla ditta di non versare le imposte dirette e di ottenere così i rimborsi Iva.
Sotto la lente della procura è finita tutta la "filiera" di rifornimento e la veridicità dei documenti di accompagnamento della merce stessa.
Un meccanismo di frode complesso e articolato, che aveva portato la guardia di finanza di Treviso a sequestrare quasi quattromila bancali in legno contraffatti riportanti i marchi "Eur" ed "Epal", oltre a 36 timbri a fuoco prodotti illegalmente. Gli avvocati degli imputati, fin dall’inizio, non hanno chiesto riti alternativi: «Dimostreremo a processo l'estraneità alle accuse», avevano dichiarato scegliendo la via del dibattimento. E nel corso della discussione di ieri hanno continuato a sostenere l’innocenza dei quattro Zanellato, chiedendo la loro assoluzione. La sentenza, dunque, tra una decina di giorni.
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