Oasi, cibo e nobiltà “Le Calandrine” festeggiano la storia

CIMADOLMO. Festeggiati i 30 anni della nuova gestione del ristorante “Le Calandrine”, locale ubicato nell’oasi naturalistica delle Grave di Papapopoli. La cerimonia è stata preceduta da un concerto e...
CIMADOLMO. Festeggiati i 30 anni della nuova gestione del ristorante “Le Calandrine”, locale ubicato nell’oasi naturalistica delle Grave di Papapopoli. La cerimonia è stata preceduta da un concerto e un brindisi. Tra le autorità intervenute c’erano l’onorevole Floriana Casellato, Anna Sozza sindaco di Maserada sul Piave, Giovanni Ministeri sindaco di Cimadolmo e molti altri amici affezionati da sempre del locale. Incantevoli e intrise di storia e di leggenda, le Grave di Papadopoli devono il loro nome alla famiglia Papadopoli. Originari di Corfù, i Papadopoli entrarono a far parte della nobiltà dell’isola nel 1791, detenendone successivamente la proprietà. La famiglia si trasferì poi a Venezia dove venne elevata alla dignità dei conti. È proprio da questa nobile famiglia che “il parco ristorante Le Calandrine” eredita lo stemma che lo rappresenta, raffigurante la calandra, volatile che ha trovato nelle Grave di Papadopoli il suo habitat ideale.


Affascinata dallo spettacolo inconsueto offerto dal paesaggio delle grave del Piave, la nuova gestione ha visto in questi luoghi il posto ideale ove situare la loro attività, rilevandone la gestione nel dicembre 1987: la squadra era composta da Gianni Contessotto, Iliana Antonioli, Remo Spricigo e Renzo Colombera. Il locale era stato chiuso da un anno e la struttura era allora composta da una piccola cucina, un bar e una sala. Pian piano è stato allargato e ristrutturato in funzione della clientela sempre più numerosa. Renzo Colombera, per ragioni di salute, ha dovuto ritirarsi, ma tuttora è considerato socio onorario. Lo staff è affiancato dallo chef Luigi Barbiero in forza nel ristorante da ben 28 anni.


Alessandro Viezzer


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