«Non c’è amore senza sesso» Scagionata la ballerina di lap

Si rassegnino gli innamorati abbandonati. Si rassegnino al fatto che le pene del cuore non potranno diventare pene giudiziarie. Ci aveva provato un operaio di 41 anni: ha denunciato una ballerina di lap-dance venticinquenne accusandola di averlo truffato. Il raggiro? Aver simulato per lui un amore che in realtà la spogliarellista non provava affatto e aver intrattenuto una relazione costata all’uomo molto, ma molto cara: 40 mila euro in regali per la sua bella. La querela, depositata in Procura, si era trasformata in un’inchiesta e la ragazza era finita sotto inchiesta. Per truffa d’amore, appunto. Ora l’indagine è stata chiusa. Con una richiesta di archiviazione perché, non spetta a un tribunale - grazieaddio - stabilire se un amore è vero-amore o invece una truffa. Tanto più che, nel caso specifico, in tre anni di relazione, non c’è mai stato né un rapporto sessuale e neppure un bacio. «Lei voleva «arrivare illibata al matrimonio», ha sostenuto l’operaio. Ma il fidanzamento-bianco è stato, evidentemente, interpretato in modo diverso dalla magistratura.
«Se una nuova legge fornisse tutela penale a ogni uomo innamorato e poi abbandonato dalla sua donna, i tribunali italiani sarebbero oberati sino alla paralisi dalle querele degli illusi sognatori», ha scritto l’avvocato Daniele Panico, legale della ballerina, nella memoria difensiva. Ragioni che, evidentemente, la Procura ha ritenuto di accogliere.
La vicenda ha per protagonisti il padovano G.S e la ballerina L.A.B., bellissima rumena residente a Treviso. I due si conoscono nell’ottobre 2009, quando l’operaio arriva nel locale trevigiano dove la ragazza si esibisce. Da allora lui non la molla più: si presenta regolarmente nel night e spende 50 euro a serata per il privé dove la giovane balla, si spoglia e... nulla di più. Niente sesso perché, sostiene l’operaio in querela, lei vuole arrivare casta al matrimonio. Coccole, in compenso, tante e tanti, soprattutto, regali. Quelli che lui fa a lei, beninteso: borse e foulard firmati Gucci, ma anche elettrodomestici e prestiti di denaro. Per non parlare della notte di Natale che i due trascorrono insieme. In un romantico chalet di montagna? Macché: nel night, perché lei lavora anche la vigilia e lui non vuole lasciarla sola. E così paga l’intera notte per il privé, solo per restarle accanto. E per dormicchiare sul divano.
Va avanti così per tre anni, poi, sostiene l’uomo, lei gli dà il benservito. E lui che fa? La denuncia per truffa accusandola di aver simulato un amore che non provava al solo scopo di spillargli i soldi. La Procura di Padova apre un’inchiesta e chiede anche la proroga delle indagini.
Ma quale relazione, è la risposta - via memoria difensiva - di lei alle accuse dell’operaio. Lui era un cliente come tanti altri, precisa la ragazza, tra loro non c’è mai stato alcun fidanzamento; la relazione era solo nella mente dell’operaio. E dalla sua, va detto, ha un indizio che da solo - visti i tempi - fa una prova: la totale assenza di sesso. «In tre anni», scrive l’avvocato Panico nella memoria, «non ha mai nemmeno baciato il suo “grande amore”. E non si venga a raccontare che sarebbe stata la pudica educazione della giovane a spingerla a non avere alcun tipo di rapporto sessuale, né di contatto fisico con un uomo prima di sposarlo... Qui non si discerne di due giovanissimi adolescenti frequentatori assidui dell’oratorio della comunità paesana, ma di un uomo maturo e di una spogliarellista di 25 anni. E allora e senza voler mancare di rispetto ad alcuno, non può essere creduto chi vuole affermare una simile contraddizione: o il querelante ha mentito, o è uno sprovveduto. Delle due riteniamo valida la seconda».
Perché, sostiene il legale, la ballerina in realtà non ha mai manifestato l’intenzione di sposare l’operaio, né gli ha mai chiesto denaro per comuni progetti di vita. E allora tutte quelle paroline dolci che lei gli rivolgeva? Come la mettiamo con gli «amore», i «dolcezza», i «tesoro», i «bellezza» con i quali - sostiene l’operaio - lei lo chiamava? «È vero», ammette l’avvocato Panico, «che la signora aveva un tono affettuoso e ammaliante nei suoi confronti. Ma è lo stesso tono, contegno e le stesse parole dolci che usa con tutti i suoi clienti, specie quelli abituali». Insomma il padovano non era altro che un cliente, anzi un buon cliente, del locale. Ma non c’è stata alcuna relazione, alcuna truffa. In ogni caso, se l’innamorato deluso vuole indietro i regali, lei è pronta a restituirglieli. Perlomeno quelli che possiede ancora. E l’operaio si rassegni. Come ha scritto l’avvocato: «La delusione amorosa è spesso fonte di rabbia, rancore e vendetta, ma finora mai ha trovato tutela giuridica nell’ordinamento penale italiano».
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