Niente confisca per la multiproprietà del boss
Tredici mesi dopo il sequestro è scattata la confisca per i beni del boss di «Cosa Nostra» Francesco Ferranti: prorpietà per cinque milioni di proprietà. Ma tra queste non c'è l'appartamento del residence Le Barchesse di Cavasagra, «salvo» dalla confisca in quanto in multiproprietà

Il boss Francesco Ferranti e il residence Le Barchesse di Cavasagra
Ieri, tredici mesi dopo il sequestro avvenuto a fine aprile 2010, è scattata la confisca per i beni del boss di «Cosa Nostra» Francesco Ferranti, imprenditore palermitano di 63 anni.
Cinque milioni di proprietà, acquistate, secondo gli inquirenti, con soldi di provenienza illecita. Nella lista anche un appartamento del residence Le Barchesse di Cavasagra, «salvo» dalla confisca in quanto multiproprietà: il boss ne ha la disponibilità solo la 28ª settimana di ogni anno.
Niente sigilli all'appartamento della prestigiosa dipendenza di villa Corner per non impedire agli altri proprietari di goderne. Nessun ordine dal tribunale di Palermo è pertanto arrivato ai carabinieri comandati dal capitano Salvatore Gibilisco.
Certo il boss, affiliato alla famiglia mafiosa di Salvatore Lo Piccolo, l'erede di Bernardo Provenzano, non potrà più soggiornare nell'alloggio di prestigio ricavato dalla ristrutturazione della barchessa della villa palladiana. Anche perchè, nei suoi confronti, il tribunale di Palermo, ha disposto la sorveglianza speciale con l'obblico di soggiorno nel comune di residenza. Ferranti per i prossimi tre anni e sei mesi non potrà allontanarsi da Carini (Palermo).
A Cavasagra con i soldi di «Cosa Nostra» aveva acquistato la 28ª settimana della multiproprietà nel residence a quattro passi dal cuore del paese. Un appartamento di prestigio, in una posizione defilata, ideale per investimenti lontani dal clamore. Ma l'acquisto per «pulire» i soldi dela mafia non è sfuggito ai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Palermo.
Lo hanno inserito nella lista dei cinque milioni di beni sequestrati nell'aprile 2010 e confiscati ieri, in quanto acquistati reimpiegando denaro di provenienza illecita.
Il boss è stato messo con le spalle al muro all'alba del 1º dicembre 2007 quando è scattato il blitz conclusivo dell'indagine antimafia condotta dai militari siciliani. E' stato arrestato con Gaspare Di Maggio, Calogero Giovanbattista Passalacqua e Paolino Dalfone, tutti accusati di associazione mafiosa finalizzata alla commissione di omicidi, narcotraffico, estorsioni, controlli di appalti e forniture per opere pubbliche, impiego di denaro di provenienza illecita e appartenenza alla rete di fincheggiatiori del boss latitante Salvatore Lo Piccolo.
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