Muore e lascia “win for life” alla badante

Nervesa: Sergio Follina, 77 anni, aveva vinto la rendita di 4.000 euro per un ventennio, all’osteria «Agli Archi»
DeMarchi Nervesa vincita con Win for life Giuseppe e Lina Mattiuzzo titolari bar agli archi DeMarchi Nervesa vincita gioco Win For Life bar agli archi
DeMarchi Nervesa vincita con Win for life Giuseppe e Lina Mattiuzzo titolari bar agli archi DeMarchi Nervesa vincita gioco Win For Life bar agli archi

NERVESA DELLA BATTAGLIA. Muore all’ospedale di Montebeluna e lascia in eredità alla badante 4.000 euro al mese di rendita per 17 anni, frutto della vincita al concorso win for life avvenuta tre anni fa. Sergio Follina, detto Smoie, ha deciso così per quel che riguarda la sua eredità. L’uoma circa tre anni fa aveva vinto la rendita. Secondo il regolamento del gioco un vincitore può lasciare in eredità le rate non incassate del premio ad una persona da lui designata. Follina, 77 anni, si è avvalso di questa clausola indicando Marinella Trinca, una signora quarantenne originaria come lui di Nervesa della Battaglia, ma residente a Giavera del Montello che lo ha assistito negli ultimi anni. Dopo la vincita le condizioni di salute dell’uomo si erano aggravate. Follina aveva quindi deciso di ricoverarsi alla casa di riposo di Selva e di chiedere alla donna, un’amica, di assisterlo promettendole di designarla erede della rendita. Qualche giorno fa l’uomo, ricoverato all’ospedale di Montebelluna per un ictus, dopo un’apparente miglioramento, è spirato. Secondo la legge la vincita a win for life non rientra nell’asse ereditario per cui la signora dovrebbe ricevere 4.000 euro al mese per circa 17 anni senza temere dispute sulla secessione. Le battaglie legali sono comunque improbabili visto i buoni rapporti che sussisterebbero tra la famiglia e la signora che è nominata nelle epigrafi assieme ai parenti. Follina era una persona molto nota a Nervesa per i suoi modi esuberanti molto prima di vincere al famoso gioco. L’anziano non aveva l’automobile e quando stava ancora bene di salute si muoveva con il suo ciclomotore cantando a squarciagola canzoni tradizionali, e facendo la spola tra le prese del Montello dove raccoglieva funghi ed erbe di campo sia per passione sia per arrotondare i suoi redditi. La sua è stata una vita dura. Aveva iniziato a lavorare da bambino e in gioventù era emigrato in Germania. Lì si era sposato con una cittadina tedesca. Quest’unione era stata allietata dalla nascita di una figlia, ma si era poi conclusa con una separazione. Rientrato al paese natale aveva vissuto collaborando con le attività dei familiari come imbianchino e addetto alle pulizie per andare poi in pensione. Giuseppe Mattiuzzo, titolare dell’Osteria agli Archi a Nervesa, lo ricorda come una persona schietta e generosa. I funerali si sono svolti ieri nella chiesa di Nervesa.

Gino Zangrando

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