Moto e impennate, ora lotta per la vita

Il diciottenne di Chiarano sempre grave dopo lo scontro durante un raduno nella zona industriale, giro di vite nei controlli
MANSUÈ. Era il sesto raduno del Team Roda Alta, per un bel po’ potrebbe essere anche l’ultimo. Perché l’incidente accaduto domenica nella zona industriale di Mansuè faceva parte del calendario di questo gruppo di giovanissimi che unisce l’amore per le moto, spesso elaborate, alla passione per i video. Altre cinque volte, da gennaio a settembre, si erano ritrovati nella stessa zona industriale per le loro esibizioni libere, senza incuriosire nessuno.


A interrompere le esibizioni di questo gruppo il drammatico scontro di domenica, che potrebbe costare conseguenze gravi e permanenti per Domenico, il diciottenne di Chiarano che si è scontrato con un coetaneo durante il raduno e che ora lotta per la vita. Il giovane è ricoverato all’ospedale di Treviso in coma farmacologico, sulla sua pagina facebook non si contano i messaggi di solidarietà e di incoraggiamento per un ragazzo descritto come uno con la testa sulle spalle. Un destino terribile per la sua famiglia: nel 2004 lo scuolabus aveva travolto e ucciso la sorellina di Domenico, di appena tre anni. L’altro centauro, invece, ha riportato ferite guaribili in poche settimane ma è già stato dimesso dall’ospedale. I due centauri - uno in sella a una 125, l’altro su un cinquantino - si sono scontrati sotto gli occhi di un centinaio di giovanissimi, gran parte dei quali si sono dileguati prima dell’arrivo dei soccorsi.


Il dramma di questo ragazzo accende i riflettori su questa passione, video creativi e impennate a manetta, che rappresenta l’ultimo fenomeno sociale della generazione post facebook che ha eletto le strade deserte delle zone industriali a teatro del loro libero sfogo. Non sono gare, ma esibizioni di marmitte e potenza, acrobazie e velocità aperte a chiunque possieda una motocicletta: dal modesto cinquantino alle più potenti Caballero, Husqvarna 125, Ktm Duke.


I loro idoli si chiamano Andrea Pirillo, bolognese, ed Edoardo Jannone, bergamasco: i loro canali Youtube hanno più di duecentomila iscritti e i loro video sfiorano un milione di visualizzazioni. Sono i personaggi a cui si ispirano i diciottenni di mezza Italia protagonisti di questa moda, tendenzialmente innocua ma potenzialmente molto pericolosa per l’assenza di misure di sicurezza e di regole condivise. Nonostante siano i loro stessi eroi a raccomandare casco e prudenza.


L’età media oscilla tra i sedici e i vent’anni, organizzati in «crew» i cui nomi vanno da «Bikers boyz» a «Sbiellati», da «Hero Moto» a «Northern Goats», questi ultimi stroncati pochi mesi fa da un controllo di polizia nell’Alto Vicentino. La gerarchia è duale, accanto al leader, bravissimo al manubrio, c’è una spalla abile a destreggiarsi con i social, da youtube e instagram e facebook, piattaforme dove si trovano tutte le informazioni necessarie: da come si alza una motocicletta a come si evitano le strade più trafficate. Questi adolescenti dall’impennata facile hanno un solo problema: non farsi scoprire dai «cabi», i carabinieri. Che non a caso ora, colti di sorpresa da questo dramma di Mansuè, promettono una stretta di controlli e vigilanza. Per questo nascondono ogni riferimento geografico ai raduni e agli orari di ritrovo, anche se non è poi così difficile scoprirne i particolari: basta farsi un giro in rete per riconoscere le zone industriali di mezzo Veneto e intuirne gli appuntamenti. A Mansuè, ad esempio, sempre davanti al magazzino Quintavalle, da gennaio si erano svolti altri cinque raduni i cui video sono pubblicati sui canali social, alcuni dei quali hanno visto la partecipazione di centinaia di persone. Nessuno finora vi aveva fatto caso.


Ora il sindaco di Mansuè Leonio Milan, ex maresciallo dei carabinieri, promette «Tolleranza zero» e ha mandato i vigili a controllare la zona industriale.


Ma il Team Roda Alta, i cui ragazzi ieri si sono preoccupati delle condizioni di Domenico e sperano di ritrovarlo presto tra loro, si ricaverà certamente nuovi spazi per le sue esibizioni. Sperando che questo dramma serva da lezione per tutti.


©RIPRODUZIONE RISERVATA


Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso