Morta di antibiotico, medico assolto
Il gip di Treviso ha archiviato il fascicolo relativo alla morte della signora Amalia De Giusti di Parè a cui era stato prescritto l’Augmentin
CONEGLIANO. Non c’è stata nessuna responsabilità del medico di famiglia Franco Peccolo nello shock anafilattico costato la vita alla signora Amalia De Giusti Zanatta, morta cinque minuti dopo aver assunto l’antibiotico Augmentin. Il Gip ha archiviato il fascicolo sulla vicenda. La madre di famiglia, di 64 anni, che abitava con i suoi cari in via Piemonte 6, a due passi dalla circonvallazione, morì improvvisamente il 29 giugno dell’anno scorso. La morte sopraggiunse dopo che il medico di base le aveva prescritto l’antibiotico Augmentin per rimediare ad una banale faringite, con placche in gola. Purtroppo la reazione allergica al farmaco - probabilmente alla componente acido clavulanico, secondo una successiva consulenza, e non all’amoxicillina, che aveva già assunto in passato senza conseguenze - fu letale, provocando una morte praticamente immediata.
La donna, subito dopo aver assunto la compressa, si accasciò sul divano di casa, spirando sotto gli occhi dei suoi cari, sgomenti per l’accaduto. I familiari chiesero, nei giorni successivi, di far luce sulla vicenda, che fece molto discutere anche per le particolrità del caso. La Procura di Treviso aprì un’inchiesta, e il sostituto procuratore Iuri De Biasi, titolare delle indagini, dopo aver avuto i risultati della consulenza dello specialista Furlanetto, nelle settimane scorse chiese l’archiviazione del caso, senza alcuna iscrizione nel registro degli indagati, non ravvisando responsabilità alcuna da parte del medico di famiglia. Per la consulenza, il medico non poteva in alcun modo prevedere quello che sarebbe successo, visto che la donna non aveva mai manifestato intolleranze agli antibiotici. Un’archiviazione a cui la famiglia si era opposta, sostenendo col suo legale la tesi della responsabilità medica, ma nei giorni scorsi il giudice per le indagini preliminari Donà ha accolto la richiesta di archiviazione e chiuso definitivamente il procedimento. «Il giudice per le indagini preliminari - spiega l’avvocato Paolo Ferri, che ha difeso il medico Franco Peccolo - ha riconosciuto tre principi.
Quello della assoluta imprevedibilità della reazione allergica, visto che la donna non ne aveva mai manifestate per quel farmaco. Quello della estrema rarità di una reazione «anafilattoide» di quel tipo, e quello della adeguatezza della prescrizione che fu effettuata dal medico di famiglia. Secondo i giudici il medico non solo non commise alcun errore, ma fece la migliore delle prescrizioni possibili, in quel momento, scegliendo quel farmaco. Purtroppo lo shock anafilattico non era assolutamente prevedibile». L’avvocato Paolo Ferri, nel seguire il caso, è stato coadiuvato anche dai fratelli, medici legali e docenti universitari. Una fatalità, un evento imprevedibile e di cui non può essere incolpato nessuno: a questo punto per la giustizia penale il caso è chiuso e il medico di famiglia non ha alcuna responsabilità sull’accaduto.
Argomenti:incidenti stradali
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