Morì in Brasile, il marito scrive alla Bonino

CASTELFRANCO. È passato un anno dalla morte della 29enne Maria Charlene do Nascimiento, giovane mamma brasiliana che viveva in città. Un decesso avvenuto in seguito a un incidente automobilistico verificatosi mentre la donna era in Brasile assieme al marito Giulio Brighenti Moretti. L’incidente si era verificato sulle dune di Canoa Quebrada (180 km a sud di Fortaleza). La coppia aveva affittato una dune buggy, auto utilizzate per le gite sulle dune sabbiose, con autista. La vettura su cui viaggiava la coppia con uno dei 2 figli è stata violentemente investita da un’altra auto simile. Nell’incidente il figlio di tre anni e mezzo era uscito miracolosamente indenne. La giovane mamma invece aveva perso la vita. Sono passati 12 mesi dalla tragedia ed è proprio il marito Giulio Brighenti Moretti ora a puntare il dito contro le autorità. Quelle brasiliane, colpevoli di negligenza nel chiarire le responsabilità dell’incidente. Ma soprattutto quelle italiane. Nessun aiuto dal Consolato Italiano in Brasile, nemmeno una risposta dalla Farnesina cui l’uomo ha scritto più volte. Nemmeno il ministro degli Affari Esteri Emma Bonino ha risposto alle lettere di Giulio Brighenti Moretti. Dalla sua pagina Facebook l’uomo denuncia l’indifferenza delle autorità, resasi a suo parare palese fin da subito quando aveva cercato di contattare Francesco Piccione, console italiano in Brasile. «Ho fatto presente la pressoché totale latitanza dei responsabili del Consolato con una lettera al ministero Affari Esteri, ma a distanza di un anno non ho avuto risposta alcuna» spiega Brighenti Moretti «ho scritto a Emma Bonino, attuale Ministro alla Farnesina, ma anche in questo caso è seguito il silenzio. Visto che compito dei consolati è assistere e tutelare i connazionali all’estero, consiglio agli italiani in vacanza di limitarsi a smarrire valige o passaporto poiché se avranno la disgrazia di perdere un congiunto e tornare a casa con due figli in tenera età, qualsiasi aiuto da parte degli organismi consolari si aspetterà inutilmente. Dalla Bonino o da chicchessia non mi serve un’inutile pur se sincera solidarietà. Vorrei piuttosto sapere se per taluni politici esistono ancora i doveri, se per detti politici vale ancora il concetto di umanità e sacralità della vita umana e se si possa sperare che davanti ad una tragedia come la mia, quotidianamente insostenibile, i nostri rappresentanti all’estero offrano un aiuto che vada al di là di sterili frasi d’incoraggiamento». (d.q.)
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