Milioni spariti dalle casse dell'Asl, il giudice assolve il "clan" Bolzan

TREVISO. In primo grado per il reato di peculato aggravato in concorso e riciclaggio avevano rimediato complessivamente quasi 12 anni di condanne oltre a 700 mila euro di provvisionale da risarcire alla Regione.
Ieri il giudice della Corte d’Appello di Venezia ha assolto il clan Bolzan da ogni accusa e responsabilità. Stefania Donadi (avvocato Luigi Fadalti), cognata della Bolzan, condannata in primo grado a 4 anni e 6 mesi di reclusione e a 500 mila euro di provvisionale e Luigi Severin (avvocato Paolo Salandin), condannato a 3 anni e 50 mila euro, sono stati assolti per non aver commesso il fatto. Walter Pasqualin, ex marito della Bolzan, (avvocato Paolo Bottoli), 4 anni in primo grado e 150 mila euro, è stato assolto perchè il fatto non costituisce reato. Un quarto membro del cosiddetto “clan”- Fausto Zorzan- dopo la condanna aveva deciso di non presentare appello.
Colpo di scena ieri sera dopo un’udienza fiume a Venezia sul processo che aveva visto come imputati le persone sui cui conti correnti sarebbero transitati i soldi che l’ex impiegata dell’Usl 9 aveva sottratto nel corso degli anni all’azienda ospedaliera, 4 milioni di euro. In primo grado la condanna più pesante era toccata a Stefania Donadi. Il pubblico ministero aveva sottolineato come ci fosse la piena consapevolezza da parte degli imputati che sui loro conti correnti stessero transitando fiumi di soldi sottratti all’azienda ospedaliera. Così evidentemente non ha pensato il giudice della Corte d’Appello che ha assolto i tre che avevano presentato ricorso cancellando così anche i risarcimenti stabiliti in primo grado.
Intanto si attende la fissazione dell’udienza in Cassazione. A ricorrere Loredana Bolzan, condannata in primo grado a 11 anni di reclusione per peculato aggravato, pena ridotta a 7 in appello. Il fratello della Bolzan, Luigi, la pena per lui è passata da 8 anni a 5 anni e 8 mesi;Massimo Zanta, un conoscente, da 5 anni a 3 anni e 4 mesi in appello. Gli avvocati Giuseppe Basso e Luigi Fadalti hanno intenzione di presentare ricorso in Corte di Cassazione per ottenere una "riqualificazione" verso il basso del reato: da peculato a truffa aggravata.
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