«Mia zia uccisa non ha avuto giustizia»: la video-accusa del nipote di Iole Tassitani

Castelfranco. Filippo aveva 7 anni quando la zia fu rapita e assassinata: dal progetto a scuola su Platone un toccante dramma familiare

Nel compito di filosofia la video accusa del nipote di Iole Tassitani: "Non c'è giustizia"

CASTELFRANCO.  Per tre anni ha custodito quel video gelosamente: ha deciso di renderlo pubblico esattamente a12 anni da quello che è considerato uno dei delitti più efferati compiuti in Italia, sicuramente a Castelfranco.

Filippo Barbaro è il nipote di Iole Tassitani, figlio della sorella Rosamaria. Aveva sette anni quando l’adorata zia Iole è sparita, il 12 dicembre 2007, per poi essere ritrovata fatta a pezzi alla vigilia di Natale. Giovedì ha pubblicato quel video insieme alla zia, Luisa Tassitani.

«Ho deciso di farlo adesso perché la gente si ricordi: non di quanto accaduto a Iole Tassitani, quello non se lo potrà scordare nessuno, soprattutto a Castelfranco – dice Filippo – Voglio che la gente si ricordi che noi, la nostra famiglia, siamo rimasti senza giustizia. Voglio che si ricordi che fra tre anni un condannato a trent’anni potrebbe uscire di prigione avendone scontati solo metà. E con un diploma di ragioniere in tasca. E si chieda: è stata fatta giustizia?».



Da Platone all’omicidio

È questa la domanda che si ripropone più volte nel video di cinque minuti. Filippo Barbaro ha ora 19 anni, frequenta il corso universitario di design navale a La Spezia. Quel filmato lo aveva realizzato quando frequentava il liceo scientifico Giorgione. Era un compito di filosofia: al centro la settima lettera di Platone, dove il grande filosofo greco affronta anche il tema della verità e della giustizia e della sua importanza nel governo di una società.

Filippo, d’accordo con il suo docente, sceglie di parlare di un caso che ha stravolto per sempre la sua famiglia: quello della zia Iole, delle vicende legali che l’hanno seguito, delle verità non dette. E di un movimento popolare che proprio a partire da questo fatto chiedeva una legge giusta, dove chi ha commesso un reato debba essere giudicato e scontare la pena cui è stato condannato.

Senza se e senza ma. Filippo comincia una ricerca tra le fonti giornalistiche e piano piano tenta di dare risposta a quella domanda: è stata fatta giustizia? «Mentre lavorava a quel compito non ci ha mai chiesto nulla di quanto accaduto quando era ancora un bambino – ricorda la zia Luisa – ha voluto fare un suo percorso, traducendolo in immagini e frasi». Il compito piace al professore che lo invita a pubblicarlo su YouTube. Ma Filippo declina, più volte. Fino a martedì.

Il video

Il video comincia con una frase perentoria: «La verità non può essere manipolata. Esiste il senso di giustizia? Ricerca della verità assoluta. Tre temi fondamentali su cui si basa la lettera settima». Sotto, le note di “Mille giorni di te e di me” di Claudio Baglioni, autore amatissimo da zia Iole. Scorrono le immagini: Iole con i suoi gatti, Iole che sorride. Poi la data che indica l’inizio della tragedia, il 12 dicembre 2007. In pochi frame Filippo la ricostruisce tutta.

Fino alla conclusione processuale: all’assassino Michele Fusaro 30 anni in primo grado, ergastolo in appello, 30 anni in Cassazione. Grazie al rito abbreviato. Filippo a questo punto ricostruisce il tentativo di rivedere una legge ingiusta con un appello che in una sola mezzora raccoglie 800 firme, saranno 50 mila in totale: non ci possono essere sconti di pena per delitti così efferati. E poi le bugie dell’assassino e i dubbi mai chiariti: ha agito da solo? Lo scopo del rapimento era solo il riscatto? Con un invito a Fusaro: «Parli, dica la verità». Tornano i temi di Platone. E sorge la domanda: è stata davvero fatta giustizia? 


 

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso