Maxi truffa degli occhiali, tre a processo

CASTELFRANCO. Quegli occhiali, griffatissimi, ma delle collezioni passate, dovevano finire legalmente sul circuito del mercato estero. Invece, ben custoditi in un magazzino vicino a Castelfranco, andavano ad alimentare il fiorente mercato nero dell’occhiale. Tre imprenditori sono finiti a processo con l’accusa di truffa: secondo la procura avrebbero compiuto un raggiro da 170 mila euro ai danni delle aziende produttrici di occhiali. I tre avrebbero infatti preso in carico due stock di occhiali dell’ex stilista della maison Gucci, di alcune collezioni passate, organizzando una finta vendita. Tutto era stato studiato al millimetro: venivano emesse delle fatture false, a testimonianza del rapporto con l’estero, per coprire il giro di vendita in nero nel mercato italiano. Gli occhiali fuori stagione infatti vengono venduti, attraverso un circuito legale, tramite stock internazionali. Tutto in regola, attraverso canali autorizzati, ma di certo non altrettanto fruttuosi rispetto all’immissione nel mercato nero italiano.
I tre imprenditori hanno messo in scena prima una finta vendita di uno stock di 4.255 pezzi di occhiali sottocosto a marchio Tom Ford, per un valore complessivo di 84 mila 925 euro. Come facevano? La procura della Repubblica di Treviso sostiene che gli imputati abbiano predisposto un’operazione commerciale che di fatto consisteva in una triangolazione nella fatturazione estero su estero, mediante emissione di fatture false: di fatto avevano organizzato una finta vendita con un’inesistente società russa. In realtà quegli occhiali in Russia non ci sono mai arrivati: rimasti ben custoditi in un magazzino vicino a Castelfranco sono stati immessi, con un prezzo non concordato con la ditta produttrice, nel mercato italiano parallelo a quello legale dei prodotti griffati. Poco tempo dopo (i fatti si riferiscono al 2011) è andata in scena la seconda operazione: questa volta sono stati immessi nel mercato nero 3.319 pezzi, per un valore complessivo di poco più di 82 mila euro. La ditta produttrice di quegli occhiali d’un tratto si è resa conto che i conti non tornavano, che c’erano errori nella fatturazione. I tre imprenditori si occupavano delle triangolazioni commerciali, spettava poi a un corriere (ancora ignoto) recuperare il materiale custodito all’interno dei magazzini. La truffa avrebbe provocato alla ditta trevigiana produttrice un danno di ingente gravità patrimoniale, non inferiore agli 82 mila euro, cui va sommata la cifra che l’azienda avrebbe guadagnato se vendendo la prima partita di occhiali in Italia e non all’estero, attraverso i canali autorizzati. I tre imputati ora finiranno a processo per truffa.
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