Maxi resort turistico con il prestito di Popolare Vicenza Fallita l’immobiliare

Pian delle Vigne stava costruendo 41 appartamenti vacanze Tra i soci di minoranza l’ex sindacalista Cisl Paolo Ghezzi
La sede della Banca Popolare di Vicenza, in una immagine del 22 settembre 2015..ANSA/
La sede della Banca Popolare di Vicenza, in una immagine del 22 settembre 2015..ANSA/

castelfranco. Un maxi investimento sbagliato, condito da un prestito con la Popolare di Vicenza (poi diventato credito deteriorato), da un sequestro per abuso edilizio (poi revocato) e dalle dimissioni di un ex sindacalista ritrovatosi al centro di una vicenda più grande di lui. Lo scorso 17 dicembre il Tribunale di Treviso ha messo la parola fine alla (travagliata) storia di Pian delle Vigne Srl, società immobiliare di Castelfranco che aveva aperto un cantiere nel Grossetano per costruire 41 appartamenti per le vacanze. Progetto rimasto a metà, e ora destinato a non completarsi mai: alcuni appartamenti hanno visto la luce ma non sono mai stati utilizzati per il loro scopo originario, e soprattutto chi ha investito nell’impresa ha perso una discreta somma di denaro.

il ruolo di ghezzi

Al centro della polemica c’è il ruolo di Paolo Ghezzi, negli anni scorsi dipendente della Banca Popolare di Vicenza, sindacalista di First Cisl e socio di minoranza (al 25 per cento, assieme alla moglie) di Pian delle Vigne. Nessun conflitto di interessi: la partecipazione alla società era stata debitamente segnalata, i risparmi erano stati investiti a titolo personale. Pian delle Vigne ottenne un prestito dalla stessa Popolare di Vicenza, prestito che si trasformò rapidamente in credito deteriorato per l’impossibilità di rimborsarlo: inizialmente di un milione e 900 mila euro, valore che poi è quasi raddoppiato in seguito all’applicazione di interessi e commissioni. Ghezzi perse i soldi investiti e, da dipendente della Popolare, si adoperò per recuperare il debito della società. Nell’estate 2017, dopo un’altra vicenda collegata all’istituto di credito, Ghezzi di dimise.

l’inchiesta

Un duro colpo al progetto di Pian delle Vigne, che raggruppava investitori trevigiani e toscani, venne anche dalla battaglia giudiziaria. Nell’aprile 2006 partirono le indagini dei carabinieri sul cantiere grossetano per la costruzione di 41 alloggi vacanza (di cui 11 case albergo), a ottobre dello stesso anno il cantiere venne sequestrato a causa di due preliminari di vendita firmati a lavori ancora in corso, per un sospetto di abuso edilizio. Due amministratori della società (il bassanese Armando Fantinato e il grossetano Andrea Signori) finirono a processo, per poi uscirne completamente immacolati: assoluzione piena e dissequestro del cantiere grazie a una sentenza della Corte d’Appello di Firenze.

gli ultimi anni

L’intera vicenda, tuttavia, si è trascinata dal 2006 fino al 2011, prima di attestare la correttezza dei comportamenti della società e dei suoi amministratori. Nel frattempo, però, il credito ottenuto dalla banca, garantito da un’ipoteca scritta per un valore superiore all’entità del finanziamento, si era deteriorato, e aveva assunto una dimensione raddoppiata rispetto al prestito iniziale. Con il cantiere completato a metà, non c’è stata la possibilità di completare il progetto originario. La crisi finale della Popolare di Vicenza ha fatto il resto. Si è arrivati in questo modo alla sentenza dello scorso 17 dicembre, che assegna ai creditori il termine per il deposito dell’ammissione allo stato passivo (entro il 9 marzo 2019) e stabilisce l’esame dello stato passivo davanti al giudice delegato il 9 aprile 2019. —

Andrea De Polo

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