Maxi frode all’Erario, annullati tutti i sequestri per decine di milioni di euro

Il Tribunale del Riesame ha accolto il ricorso degli avvocati restituendo i beni ai fratelli Mazzon e ad altri indagati
DE POLO - TOMMASELLA - SAN DONA' - L'ABITAZIONE DI MAZZON MICHELE
DE POLO - TOMMASELLA - SAN DONA' - L'ABITAZIONE DI MAZZON MICHELE

TREVISO .  Appartamenti, auto, yacht, conti correnti per decine di milioni di euro saranno restituiti ai loro proprietari, tutt’ora sotto indagine della Procura, che li accusa di aver messo in piedi una maxi-frode ai danni dell’Erario, creando una rete di società per emettere false fatture, detrarre spese mai fatte, chiedere contributi ai quali non avrebbero avuto diritto.

Il Tribunale del Riesame ha, infatti, accolto il ricorso con il quale gli avvocati Carlo Broli, Renzo Fogliata, Chiara Vianello hanno impugnato l’ordinanza di sequestro firmata dal giudice per le indagini preliminari Luca Marini: provvedimento annullato.

Torneranno così in possesso dei loro beni alcuni dei principali indagati di quest’inchiesta. Come l’imprenditore sandonatese Michele Mazzon, considerato dall’accusa al vertice del raggiro: a suo carico il gip aveva autorizzato sequestri per oltre 13 milioni di euro, quale amministratore di fatto di una trentina di società coinvolte - secondo l’accusa - nella frode all’Erario.

Annullato il sequestro di beni per 11 milioni il sequestro a carico del fratello, Stefano Mazzon. Oltre 800 mila euro la somma che riavrà il consulente trevigiano Fabio De Carlo e mezzo milione per il collega Guido Bazzacco (residente a Conegliano).

E, ancora, 3 milioni di euro sequestrati e restituiti al consulente fiscale Nicolò Corso (Mareno di Piave), 778 mila euro al contabile di Vittorio Veneto Claudio De Luca, e 5,7 milioni al trevigiano Maurizio Martinuzzo, amministratore di due società coinvolte nell’inchiesta.

Il gip Marini aveva concesso il sequestro preventivo dei beni dei 46 indagati di quest’inchiesta per decine di milioni di euro, ai fini della confisca in caso di futura condanna. Ora chi ha presentato ricorso riotterrà i propri averi, in attesa di un eventuale appello della Procura: la difesa ha ottenuto un punto a suo favore. Per sapere il “perché” della decisione del Riesame, bisognerà comunque attendere il deposito delle motivazioni. «Per quanto ci riguarda», osserva l’avvocato Fogliata, «abbiamo rilevato che l’ordinanza era una sorta di copia-incolla della richiesta della Procura, priva di quella valutazione autonoma che la norma richiede al giudice».

Per dieci dei 46 indagati di questa indagine, la pm Elisabetta Spigarelli aveva anche chiesto l’arresto, rifiutato però dal gip Marini, a fronte del fatto che si tratta di persone incensurate, accusate di reati tributari. La Procura ha presentato appello, in discussione il 12 marzo. 

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