Lutto a Castelfranco, addio a Marta Piva pioniera nel sociale a difesa dei più deboli

CASTELFRANCO. Marta Piva è morta di cancro lunedì a 54 anni. Aveva dato vita, assieme a pochi altri, alla grande esperienza sociale della cooperativa l’Incontro. La pietra d’angolo di ciò che oggi è il Consorzio in Concerto.
Era il primo settembre del 1992 quando fu assunta da Bruno Pozzobon, lo storico fondatore con la matricola n. 31. Ora, la sua famiglia, il figlio Renato, la sorella Paola, mamma Maria, gli amatissimi nipoti Alessandro e Francesco, ne custodiscono la memoria. La sua famiglia che ha sempre vegliato su di lei durante la lotta contro il cancro.
Marta Piva ha sempre combattuto. Come vicepresidente della cooperativa l’Incontro ha sempre seduto tra i vertici dell’amministrazione, ma come ricorda Bruno Pozzobon, «ha iniziato da zero, con la testardaggine e la sua voglia di vivere ha reso il percorso delle cooperative Consorzio in Concerto indimenticabile.
Aveva inventato, assieme a pochi altri, il soggiorno estivo per anziani, e fino a tre mesi fa, si prodigava per continuare a sbrigare l’agenda da vicepresidente della cooperativa».
Oltre al suo ruolo presso l’Incontro, anche la missione con Caris con la quale negli ultimi anni si era dedicata ad avviare in tutto il territorio italiano case di riposo collaborando e partendo dalle cooperative locali. «Quando gli impegni si scelgono, si portano fino in fondo», diceva sempre.
Lei si dedicò interamente alle sue scelte che mettevano insieme: famiglia, le sue colleghe e colleghi, i suoi utenti, le sue scartoffie sopra la scrivania. L’ultimo lavoro d’ufficio svolto da Marta è stato quello di chiudere un contenzioso con la provincia di Spoleto per il ripristino di alcune camere di una casa di riposo rese inagibili dal sisma.
Marta durante la sua vita ha avuto molti ruoli: oltre a essere vicepresidente della coop l’Incontro gestiva anche il centro anziani Sartor, l’intero settore dei servizi domiciliari per conto dell’Usl.
«Era legata al territorio, ma nessuno la conosceva per essere la cooperatrice, lei era la Marta», raccontano i colleghi. Se qualcosa non andava, Marta decideva di prendere e andare, «era vulcanica, ironica, sapeva stare in mezzo alla gente, intrecciare relazioni profonde che andavano al di là del semplice rapporto di lavoro. Entrava con eleganza e delicatezza all’interno delle famiglie con difficoltà e le aiutava».
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