L’imprenditore Rech riparte Assunti trenta dipendenti

RIESE PIO X. Nessuna truffa ai danni dell’Ue per la vicenda “Pascoli d’oro”: lo si evince dalle motivazioni della sentenza che ha assolto con formula piena Emanuele Rech, titolare dell’omonimo gruppo di allevamento di bovini a Riese. Il caso era scoppiato sette anni fa, coinvolgendo cento aziende trevigiane del settore e 250 in Veneto. Il primo a finire sotto l’attenzione dei giudici è stato il gruppo Rech. «Nella sentenza», spiega Rech, «è intervenuto il parere della corte di giustizia europea che ha dichiarato che i premi sono stati erogati su base di documenti regolari, oltre che di una sentenza della corte d’appello di Trento. Infine va dato atto al tribunale di Treviso di aver saputo approfondire un argomento per niente facile». Con questa “sentenza madre” sul caso le altre imprese coinvolte dovrebbero finalmente far sonni tranquilli. «Alla luce di quanto scritto», continua Rech, «mi pare che non ci siano margini per continuare la trafila giudiziaria». Rimane il fatto che per effetto di questa inchiesta Rech ha perso un’azienda che fatturava cento milioni di euro e dava lavoro a trecento dipendenti. E neppure con l’assoluzione la situazione si è sistemata, visto che non è stato ancora completato il dissequestro del patrimonio. «Purtroppo si fa prima a mettere la manette che a toglierle», commenta Rech, «Pensavo che lo stesso automatismo che scatta quando qualcuno viene sospettato di un reato, intervenisse anche quando uno viene riconosciuto innocente. Non è così». Oggi l’imprenditore sta tornando operativo: «Abbiamo già assunto trenta dipendenti. Sono ottimista, si può ricominciare». Circa tutti i guai passati Rech conclude: «La questione era complessa e si è messo in moto un meccanismo infernale impossibile da bloccare. Tutto è partito per una diatriba su una malga. Poi si è parlato di truffa colossale, venti milioni di euro, due giorni dopo erano solo tre. In gioco c’erano i premi comunitari per gli allevamenti che fanno pascolare i propri capi. Forse sarebbe bastato bloccare quelli, in attesa dei chiarimenti». (d.n.)
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso