Liceo musicale Manzato, repulisti nel cda. La Lega sfratta il presidente

TREVISO.
Quattro bandi di seguito per scegliere i due componenti del cda del liceo musicale Manzato nominati dal Comune. Al sindaco Mario Conte non devono proprio piacere le candidature fin qui arrivate a Ca’ Sugana, poiché una nomina che non è esattamente una delle più scomode da fare – basta che il sindaco scelga su che nome posare il dito – sta diventando un caso politico.
La nomina si interseca con diverse vicende dell’amministrazione: il futuro di Palazzo Da Borso (attuale sede del Manzato), la nuova sede dell’istituto musicale e, più in generale, l’offerta culturale cittadina. Fatto sta che il 15 novembre il cda è scaduto – lavorerà ad interim – ma i nuovi componenti non sono ancora stati nominati dal sindaco; che anzi ha addirittura riaperto il bando per raccogliere le candidature. «Equivale a dire che io non sarò riconfermato, in quanto critico su alcune vicende della giunta Conte», si limita a dire Francesco Pedoia, presidente uscente del Manzato e uno dei due componenti in scadenza nominati da Ca’ Sugana (l’altro è Paola Gallo).
Ma andiamo con ordine: come da prassi a fine settembre il Comune pubblica il primo avviso per la raccolta delle candidature per entrare nel consiglio del Manzato, c’è tempo fina al 14 ottobre per inviarle. Alla scadenza ne sono arrivate sei, di cui solo una femminile. Circostanza che induce il sindaco a ripubblicare il bando solo per le “quote rosa”, visto che da statuto è chiamato a rispettare la parità di genere, nominando un uomo e una donna. Un avviso lampo: aperto il 19 ottobre con scadenza il 23.
E infatti non basta: Ca’ Sugana lo ripubblica identico il 26, con scadenza il 28. Sembra chiusa la partita, e invece pochi giorni fa Conte spariglia di nuovo le carte, ripubblicando l’avviso del tutto: si ricomincia, sia per uomini che donne. Eppure di candidature ne erano arrivate.
C’è di certo quella di Francesco Pedoia, che non sarà confermato per le vicissitudini con l’amministrazione; ma c’è pure quella di Angela Trevisin, assessore alla Cultura di Silea (giunta di centrosinistra), una figlia iscritta al Manzato e un curriculum di tutto rispetto: formazione in ambito museale/culturale, documentarista al museo di storia naturale e archeologia di Montebelluna, borsa di studio alla Sorbona e al ministero della Cultura francese, conferenze e seminari in ambito culturale non ne mancano. Ma evidentemente non basta.
«Il Manzato è un’istituzione fondamentale per la città, ed è in un momento delicato e strategico in cui si dovrà definire la questione della sede. Pretendiamo chiarezza», dice Stefano Pelloni, capogruppo Pd, «perché il sindaco ha aperto un’altra volta il bando? C’è qualcosa che non ci convince, di candidature soddisfacenti ne erano già arrivate».
Ma è possibile che la giunta non riesca ad esprimere due nomi degni di sedere nel consiglio del Manzato? È la domanda che si stanno ponendo in molti. «Di persone in grado di ricoprire l’incarico con competenza e capacità in città non ne manchino», conclude Luigi Calesso (Coalizione Civica), «ma è altrettanto evidente che nel mondo culturale cittadino serpeggia la sensazione che per avere spazi sia necessario allinearsi all’amministrazione Conte e alla sua linea politica, altrimenti si fa la fine di Crisanti, a cui viene ritirato il patrocinio del Comune». —
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