L’ex assassino diventa Babbo Natale per i bimbi della Pediatrica

Sante Covre, condannato per aver ucciso due fidanzatini, ha distribuito i regali ai bimbi in ospedale: «Ho pianto per loro»
Tome Treviso Visita babbo natale carcere pediatria
Tome Treviso Visita babbo natale carcere pediatria

TREVISO. Quel Babbo Natale che alla vigilia del 25 dicembre girava tra i reparti di Pediatria dell’ospedale di Treviso distribuendo doni ai bimbi malati, non era un signore qualunque. Era Sante Covre, il detenuto del carcere di Santa Bona con più anni di galera da scontare per aver ucciso, il 16 settembre del 1995, due fidanzati di Cordignano. A lui gli operatori dell’istituto penitenziario trevigiano hanno affidato quest’anno il compito di distribuire i doni ai bambini malati del Ca’Foncello e l’uomo, orgoglioso, ha interpretato il ruolo come meglio non poteva. Distribuendo sorrisi, abbracci e carrezze e poi, al ritorno, piangendo in cella. «Ero feliceper questo incarico», ha raccontato dopo al suo legale, l’avvocato Alessandra Nava, «Ma quando ho visto quella bimba piccola malata di tumore, per me è stata una grandissima sofferenza. Un dolore profondo». Certo è che Babbo-Covre è diventato il simbolo del riscatto. Riscatto per se stesso, per i detenuti e per le strutture penitenziarie. La storia di Sante Covre dimostra che, nonostante i problemi legati al sovraffollamento delle celle e alla carenza di personale, è ancora possibile promuovere e avviare percorsi di rieducazione e di reinserimento.

Al momento di concedere il permesso all’ex muratore di indossare i panni di Babbo Natale, nessuno ha sollevato riserve o espresso perplessità. Né educatori, né agenti, né dirigenti, né magistrati. Tutti hanno dato parere assolutamente favorevole. D’altro canto Sante Covre ha sempre tenuto dietro le sbarre un comportamento corretto, leale e collaborativo. E non a caso già dall’aprile del 2011 l’uomo ha cominciato a beneficiare di licenze per lasciare una volta al mese la casa circondariale di Treviso e recarsi ad assistere l’anziana madre. Stavolta, però, chi sta seguendo il detenuto ha voluto premiarlo in termini diversi, con un’attestazione di fiducia. Una scelta a dir poco coraggiosa, basata su tanti elementi oggettivi (il comportamento irreprensibile del detenuto) e soprattutto sulla convinzione che anche un assassino sia una persona recuperabile, in grado di poter tornare a far parte a pieno titolo della società. Sante Covre, originario di Vittorio Veneto, ha 63 anni, 17 dei quali trascorsi dietro le sbarre da dove potrà uscire definitivamente soltanto nel 2021. La giustizia lo ha riconosciuto colpevole del duplice delitto di Corrado Pianca e Paola Longo (che qualche settimana dopo avrebbero dovuto testimoniare in un processo per rapina a suo carico), e in primo grado lo condannò all’ergastolo, poi ridotto dalla Corte d’Appello di Venezia a 28 anni. Lui si è sempre proclamato innocente, ed ha anche tentato di ottenere una revisione del processo, accusando altri due soggetti. Tutto è risultato inutile, anche per la solidità degli indizi raccolti nei suoi confronti. Nonostante Covre sostenga che esista una verità storica che non collima con quella giudiziaria, ha sempre rispettato ogni verdetto e ogni provvedimento dell’autorità giudiziaria in aula come in carcere. Un uomo che per la giustizia è stato un assassino, ma che per tanti bimbi malati è il “migliore” dei Babbo Natale.

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