L'entomologo trevigiano tra i detective del caso yara

L'entomologo Stefano Vanin era stato ingaggiato anche per l'omicidio di Elisa Claps
Brembate, Potenza, Treviso. C'è una linea rossa che collega la Marca ai luoghi dei due delitti che stanno tenendo col fiato sospeso l'Italia. E' una traccia fatta di indagini, rilievi, analisi di laboratorio.


L'ha lasciata
Stefano Vanin
, entomologo forense nato a Treviso 39 anni fa e oggi titolare di una cattedra al
Department of Chemical & Biological Sciences
dell'università inglese di Huddersfield. E' lui che ha studiato i corpi di Yara Gambirasio e Elisa Claps.


L'hanno chiamato non appena ritrovati i cadaveri delle due ragazzine: quello di Yara nel campo a pochi chilometri dalla palestra e dalla sua abitazione, il secondo esattamente un anno fa nel sottotetto della chiesa della Trinità a Potenza.


Serviva qualcuno in grado di interpretare le tracce «naturali» sulla scena del delitto e sui cadaveri delle due ragazzine. Ed era Stefano Vanin la persona giusta: una gavetta iniziata all'università di Padova, passata attraverso specializzazioni e anche tanti nastri di plastica, a delimitare la scena del delitto.


Vanin non è un poliziotto, ma un biologo, specializzato in entomologia forense, la disciplina che studia gli insetti associati alla morte, ai suoi luoghi e ai suoi gialli.


Ed è questo che insegnerà da fine mese ai 150 universitari che comporranno la sua classe. La cattedra l'ha vinta un mese fa, ha fatto le valige e salutato l'Italia.


E' tornato solo per sopralluoghi e analisi sul corpo di Yara Gambirasio, a fine febbraio. «Non è mai facile affrontare la morte - dice - ma è ancor più difficile quando ci si trova davanti il cadavere di una ragazzina».


Top-secret, ovviamente, i dettagli sull'esito delle analisi di laboratorio e il futuro delle indagini. «Io - si limita ad ammettere Vanin - ho lavorato per cercare di individuare precisamente la data della morte».


Insetti e forme di vita invisibili a occhio nudo possono permettere di stabilire una scansione del tempo e dello spazio precisa quanto una fotografia. «Ogni spazio e ogni condizione climatica hanno delle loro peculiarità - spiega - leggerle vuol dire dipanare una storia o contribuire a farlo».


Ha lavorato fianco a fianco agli uomini della polizia scientifica e gli specialisti convocati per risolvere il caso, poi è ripartito. «Specialista», lo si può chiamare così, oppure «ennesimo cervello in fuga», richiamato quando il gioco si fa duro, ma ingaggiato e coccolato da un'università straniera che ora se lo tiene stretto. Insegna come affrontare un giallo, «e spero lo risolvano quanto prima».

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