Lega, oro e diamanti nascosti Bufera su Stiffoni si dimetta

Scandalo dei fondi Lega, il neosegretario Granello rilancia: «Non basta l’autosospensione dal partito, lasci il posto da senatore». Lui replica: «Sono tranquillo»
Pucci Monastier Congresso provinciale lega nord in foto granello
Pucci Monastier Congresso provinciale lega nord in foto granello

«Se uno fa un passo indietro, allora lo deve fare tutto. Non così, diciamo part-time. E quindi Piergiorgio Stiffoni dovrebbe dimettersi anche dal Senato». Ossia mollare la poltrona.

Al segretario provinciale della Lega trevigiana Giorgio Granello, sponsorizzato dai maroniani, non basta il «mezzo» passo indietro del senatore bossiano Piergiorgio Stiffoni, che venerdì si è autosospeso dalla Lega restando, però, saldamente in Senato. E come Granello la pensano in molti, nella Lega trevigiana, dal presidente della Provincia Muraro in giù.

Stiffoni è insomma sempre più nell’occhio del ciclone. E big come Bossi e Maroni non intendono spendere parole in suo favore. Uno Stiffoni amareggiato, che però ieri ha ribadito ai suoi sostenitori di essere sicuro del fatto suo: «Sono tranquillo e fiducioso che tutto venga chiarito». Resta il fatto che non ha convinto la sua presa di posizione di venerdì: travolto dal «caso diamanti», il senatore trevigiano si è autosospeso dalla Lega, dal gruppo in Senato e si è pure dimesso dall'incarico di responsabile amministrativo del gruppo in Senato. Non dal Senato, però.

Il tutto dopo che sempre venerdì il capogruppo leghista Federico Bricolo era stato ascoltato dai magistrati milanesi in relazione alla gestione dei rimborsi delle spese per il gruppo dei senatori della Lega da parte di Stiffoni. Il politico trevigiano risulta avere la firma sul conto al Senato del Carroccio. Secondo il «Fatto quotidiano», nel rapporto della Banca d'Italia inviata ai pm di Milano sarebbero indicate operazioni bancarie anomale: oltre 20 assegni circolari e un prelievo in contanti di 90.000 euro. «Mi sono autosospeso dal movimento e dal gruppo», replicava venerdì Stiffoni, «al fine di non danneggiare l'immagine del movimento, fino alla conclusione delle indagini della magistratura, sicuro che sarà fatta piena luce sulla realtà dei fatti». Una decisione che ha preso in contropiede l’altro senatore trevigiano della Lega, Gianpaolo Vallardi: «Era un po’ che vedevo Stiffoni strano, taciturno, ma non mi aveva detto nulla sulle sue intenzioni di autosospendersi dal partito. Sono allibito». Gian Paolo Gobbo, segretario regionale della Lega: «In simili situazione ognuno si comporta come crede, sono fatti personali. L’ho sentito al telefono, mi ha detto che sospendendosi pensa di facilitare le cose». Stiffoni fa parte del cerchio magico trevigiano, oggi in declino, guidato appunto da Gobbo ma anche dall’ex segretario provinciale Toni Da Re, che ieri ha commentato: «Non conosco la situazione di Stiffoni, ha comunque fatto un atto di responsabilità che gli consente di chiarire la sua posizione». Eppure venerdì a botta calda lo stesso Bossi ha detto: «Stiffoni si è autosospeso? Non voglio parlare di quelle robe lì». E ieri anche Bobo Maroni, gelido, ha tagliato corto: «La cosa non mi riguarda». Luca Zaia, presidente leghista della Regione Veneto, allarga le braccia: «Non ho capito bene quali siano i motivi fondanti della scelta di Piergiorgio Stiffoni, certo è che se va nella direzione della chiarezza e della salvaguardia del movimento dalle polemiche, è bene che questo passo indietro sia stato fatto, poi lo capiremo fino in fondo...».

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