Lega e caso Fregolent, l’irritazione di Bof: «Presto tutti i congressi». Ma il partito ribolle

TREVISO. «Il congresso è previsto da un iter preciso, compatibilmente con la situazione sanitaria potrebbe svolgersi a settembre. Il partito è ripartito da zero dopo la nuova denominazione, non è il momento delle polemiche ma di lavorare per farlo crescere ancora, ci sono le comunali con ben 4 grandi centri dove si vota a doppio turno»
Gianangelo Bof, commissario provinciale della Lega, risponde così alle bordate di Gian Paolo Gobbo e Toni Da Re, che hanno lamentato, sulla scia del bonus centri estivi chiesto e ottenuto dalla senatrice Sonia Fregolent (240 euro, ristoro per le spese sostenute), l’assenza del partito e viceversa l’eccesso di commissariamenti degli ultimi anni.
Bof – nominato dall’ex commissario regionale ed ex ministro Lorenzo Fontana – non cela la sua irritazione. «Abbiamo appena concluso il tesseramento dei nuovi militanti (quasi 1.100; i sostenitori sono saliti a 3.500), c’è un nuovo partito, che deve ricostruire la sua struttura», puntualizza.
«Si comincerà con i congressi delle sezioni, questa primavera, comunque prima dell’estate, per arrivare dopo le ferie a quello provinciale. Trovo strano che nessuno ricordi come in passato ci siano stati altri commissariamenti, anche a Treviso e provincia».
Ma è evidente che il bonus Fregolent è stata la goccia che ha fatto traboccare tutti i malesseri di una Lega trevigiana supercorazzata, forte del 76% alle regionali, con il traino del governatore Zaia. Sono usciti allo scoperto il padre nobile Gobbo e l’europarlamentare Da Re, oggi quasi un “Gianburrasca” nel partito (in Europa ha contestato la scelta del supergruppo insieme ai neonazisti tedeschi e lo scarso peso del Carroccio; in Veneto l’assenza di sottosegretari). C’è chi teme anche una saldatura dei due big: Gobbo, allo stato, fa asse con Dimitri Coin, già pupillo di Da Re, ma da tempo in “divergenza” con il vittoriese.
Non è un caso che siano spuntate subito anche voci di una possibile candidatura “salviniana” di Barbisan come possibile sfidante di Bof per la segreteria al congresso 2021, ma l’ex consigliere regionale, ora nello staff di Da Re in Europa, ha subito smentito.
Ma il partito ribolle, e ogni giorno aumentano le tensioni e le divergenze, le distinzioni e le fratture. Gli stessi duri e puri si starebbero dividendo, anche sul caso Fregolent. Tra difensori della senatrice («nulla di illegale») che chiedono alla parlamentare controffensive legali per stanare i responsabili della fuga di notizie (e della relativa determina). E chi chiede provvedimenti esemplari, al K3 e al regionale: ma sui senatori è competente il federale a Milano. Dicono che Bof potrebbe sentire a giorni la senatrice e riferire al neocommissario regionale Alberto Stefani.
Anche i militanti sono spaesati e disorientati, e si stanno sfogando con i riferimenti territoriali. In molti lamentano il protagonismo degli amministratori, ognuno nel suo orto più o meno grande, a scapito della spina dorsale del partito, evidentemente indebolita dai commissariamenti in serie. E sale il disagio di fronte alla nascita di gruppi e correnti non ufficiali. Ma poi i veterani rilanciano sulla “nostalgia” del vecchio partito e avvisano i big. «Attenzione, c’era la disciplina militare, tolleranza zero per dissensi ed eresie, ora chi sarebbe al centro della bufera?».
Panorama irreale – quasi balcanizzato – per la nuova Balena Verde (o azzurra?) che calamita 3 voti su 4. Ma è dal 2018 che la Marca vede a tutti i livelli baruffe chiozzotte in Lega, e pure a cielo aperto: da Treviso ai consorzi, dai piccoli comuni ai rapporti tra enti. Divisi e (stra)vincenti, c’è chi può.—
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