Le notti hard di un vigile urbano registrate dalla cimice nascosta

La Procura trascrive i contenuti delle conversazioni “rubate” dalla microspia sistemata in via Castello d’Amore: un agente racconta a tre colleghi le sue performance tra le lenzuola

Le notti hard con la fidanzata e i vari numeri da kamasutra sperimentati fra le lenzuola. Ecco che cosa ha registrato la microspia nascosta nella sede dei vigili urbani di Treviso. A raccontare le performance a luci rosse è stato uno degli agenti ad alcuni suoi colleghi, ignaro della cimice nascosta in una stanza del Comando. Una conversazione piccante, di sicuro interesse per gli appassionati del genere, ma probabilmente priva di qualsiasi valore per chi aveva piazzato la microspia in via Castello d’Amore.

Il contenuto della registrazione è stato portato alla luce dagli accertamenti della Procura che sull’accaduto ha aperto un’inchiesta per il reato di interferenze illecite nella vita privata iscrivendo nel registro degli indagati l’agente Nicola Glorioso. L’uomo, assistito dall’avvocato Mauro Bosco e interrogato qualche giorno fa dagli investigatori, ha negato qualsiasi responsabilità nella sistemazione della cimice. Si trattava, ha detto l’agente, di un portachiavi di fabbricazione cinese che gli era stato regalato da alcuni amici. Una sorta di piccolo giocattolo tecnologico che mai, in nessun momento - ha sostenuto - ha usato con l’intenzione di catturare le conversazioni degli altri vigili. Qualcuno potrebbe averlo sistemato al suo posto oppure, semplicemente, lo avrebbe dimenticato acceso prima sopra una scrivania e poi in un armadio.

Una cosa è certa: la microspia ha fatto quello che doveva fare, ha spiato. E ha registrato brandelli di conversazioni private di varia natura. Tra cui, appunto, quella di un agente che alla presenza di altri tre colleghi ha riferito le sue notti di fuoco. Raccontando nei particolari e con grande orgoglio le performances erotiche con la sua compagna. Materiale che probabilmente non sarà stato di alcuna utilità per chi, da quelle registrazioni, si aspettava di scoprire i pensieri degli agenti e, presumibilmente, l’identità del corvo che aveva cominciato a far circolare le prime lettere anonime prendendo di mira i vertici del Comando.

In ogni caso, qual che sia il contenuto delle registrazioni, nascondere cimici nei luoghi di lavoro (e non solo) rappresenta un reato. Per l’esattezza costituisce un’interferenza illecita nella vita privata: violazione, questa, contestata dalla Procura a Glorioso che, però, si è dichiarato innocente.

Dopo il suo interrogatorio, il sostituto procuratore Massimo De Bortoli, titolare delle indagini, deciderà se chiedere o meno il processo per l’agente. Nel frattempo l’identità del corvo, che ha inviato le lettere anonime anche alla stampa, resta ancora da scopire.

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