L’abito da sposa trevigiano piace anche in Qatar

VITTORIO VENETO. Ricami artigianali, materie prime preziose e quella passione per il buon gusto, tutta italiana, il “made in Treviso” approda a Doha, capitale del Qatar. L'azienda “Le mie Favole” di Vittorio Veneto apre a nuovi mercati grazie al progetto “Esportare per crescere” promosso da Treviso Glocal in collaborazione con Confartigianato Marca Trevigiana.
Radici e innovazione, il mix dell'iniziativa che ha coinvolto tredici aziende, tra cui l'atelier di Prisca Colomban, seconda generazione dell'azienda trevigiana, fondata trent'anni fa da sua madre, Lucia Daniotti. «Quando sono venuta a conoscenza del progetto, mi sono detta: estero, perchè no? Una risposta dettata dal fatto che in Italia le prospettive non sono buone e il progetto che mi era stato prospettato era molto completo, con un check up iniziale supportato da una visita all'estero per reperire contatti». Un'idea abbracciata anche in famiglia, continua Prisca: «Mia madre è la fondatrice e oggi si occupa di produzione e di idee, sceglie i nuovi modelli. Io mi occupo di logistica e contabilità, mentre mia sorella Eugenia parla bene l'inglese e segue i rapporti con i clienti esteri», continua, «ognuna di noi fa la sua parte, entusiaste nel poter guardare al di là della dimensione locale».
Ed ecco l'approdo a Doha: prima cosa, comprendere le richieste del mercato. «Abbiamo preso i primi contatti. E' tutto completamente diverso. Lì spesso il matrimonio è combinato e c'è un valore fortissimo delle tradizioni» commenta Colomban. E sui gusti delle spose arabe, aggiunge: «Cercano l'eccellenza e la identificano nel made in Italy. Lì non si parte mai dal costo ma dal risultato. C'è molta attenzione a qualità, artigianalità, tessuti e componenti. Richiedono manifatture preziose. Non c'è l'obbligo del bianco, usano un po' tutti i colori, talvolta accostati al gusto arabo, molto ricamato».
Diversa invece la situazione nella Marca, a Vittorio Veneto, dove il negozio ha la propria sede storica, spiega Colomban: «In Italia per un abito si spende in media mille euro. Si cerca la semplicità, che tradotta significa, contenere i costi. Abiti semplici, magari riutilizzabili in alcune parti, ad esempio il corpino. Il bianco va per la maggiore, ma viene spesso influenzato da quanto dettano i wedding planner, specie in tv» mentre si consolida una nuova tendenza: «Aumenta il fenomeno dei secondi e terzi matrimoni, per i quali la sposa sceglie magari abiti più contenuti nelle fattezze», sottolinea Colomban.
Indipendentemente dalla nazionalità della sposa, trent'anni di tradizione sartoriale, da parte de “Le mie favole”, hanno il loro peso specifico, ed ecco allora un consiglio per tutte le future spose: «Per ognuna esiste un modello ideale. Quest'anno c'è il grande rispolvero dell'abito in pizzo di colore bianco, ma va molto anche l'abito gonfio di tulle. L'importante è comunque scegliere sempre qualcosa che ci valorizzi personalmente, lasciandosi guidare dal consiglio di un professionista esperto del settore».
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