La studentessa sexy nel video trash, la piazza si divide

VITTORIO VENETO. In città non si parla d’altro. Il video sexy-trash della studentessa liceale diciottenne è diventato in poche ore un fenomeno virale. Dal web alla strada il passo questa volta è stato breve. Discussioni tra innocentisti e colpevolisti s’infiammano improvvise in piazza, nei negozi, nei bar. «Non siamo bigotti», lancia il sasso Sara Favero titolare del bar “Il Ventennale” nella laicissima Serravalle. «È vero, il titolo “Cagne” era duro, cattivo, forte. Ma la ragazza ha fatto un lavoro artistico, mica si è prostituita. Gli insulti proprio non li ho capiti. E poi perché devono minacciarla di morte? Ha forse fatto del male a qualcuno? Semmai è chi ha fatto il videoclip che si deve vergognare. Accostare la donna alle cagne è assurdo. Siamo nel 2015».
Qualche dubbio prova a instillarlo Silayan Casagrande, titolare del bar Duomo di fronte alla Cattedrale, nella cattolicissima Ceneda. «Comunque se voleva», riflette, «avrebbe potuto rifiutarsi di comparire in quel video. Però capisco il suo sbaglio. L'ingenuità dei 18 anni ti porta a fare anche questo. Lei stessa ha ammesso di aver sbagliato. Certo che Facebook può essere un cerino dagli effetti devastanti».
Il bar le Maschere di via Garibaldi è nella terra di nessuno dei “Frati”. I tanti giovani che lo frequentano sono un buon termometro. «Sembrava molto consenziente», dicono sornioni, «se non le andava di fare quelle riprese poteva andarsene subito. Non crediamo che le abbiano puntato il fucile addosso. Dispiace soprattutto per i suoi genitori. A 18 anni devi sapere se dire sì o no». «Non si può condannare. È già moralmente distrutta», la giustifica Samir Zitouni, titolare della pasticceria San Francesco, sempre ai Frati. «È stata una ragazza ingenua, senza esperienza. Magari qualcuno le aveva promesso di diventare famosa. E invece è stata presa in giro. E alla fine è diventata un bersaglio».
«L’assolvo pienamente», dice l’avvocato cenedese Emanuele Gentile, innocentista a oltranza. «Si è trattato di una leggerezza, per quelle riprese sta passando un brutto momento e ora c'è chi la sta bastonando. Credo l'abbia fatto senza alcuna malizia, senza avere la maturità di capire le conseguenze a cui andava incontro. A 18 anni tutti abbiamo combinato delle sciocchezze con la differenza che ora c'è Facebook e tutto è diventato più veloce e amplificato».
Nel tritacarne di opinioni finisce inevitabilmente anche il social più famoso, “reo” di essere stato il canale di reclutamento della studentessa. «In Facebook ci sono elementi di pericolosità come qualsiasi altro mezzo», riflette Fabio Girardello, professore di lettere al liceo Flaminio. «È chiaro che queste vicende sono dolorose e negative. Si fa presto a generalizzare, a trovare colpevoli o innocenti. Verifichiamo prima di tutto le responsabilità dei personaggi che entrano in questa vicenda».
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