La società aveva già 2,5 milioni di debiti ma fingeva di vendere le Torri di Jesolo

Nel 2018 la Mia Re di Miatton e Bordin navigava in cattive acque. Eppure continuava a proporre case inesistenti 

Quando nel 2018 al teatro Vivaldi di Jesolo veniva presentato il progetto della Cross Lam Tower, le torri di legno più alta d’Europa, la Mia Re srl aveva già un debito di 2,5 milioni di euro. La società riconducibile ai trevigiani Sonia Miatton e al marito Fabio Bordin, indagati dalla Procura di Venezia, navigava in acque agitatissime: tra render e progetti infatti già allora i fondi mancavano, e la società era sull’orlo del fallimento. Non esattamente le premesse ideali per la scalata immobiliare partita da Treviso e diretta a Jesolo. Se la Urban Bio, l’altra società alla base delle operazioni sul litorale per la realizzazione del condominio Greenery e della Cross Lam Tower, è fallita a dicembre, la stessa strada sembra imboccata dalla Mia Re. Il 15 marzo infatti la società, in concordato preventivo da un paio di mesi, avrebbe dovuto presentare una proposta definitiva di concordato o un piano di ristrutturazione del debito, che a fine 2018 ammontava appunto a 2,5 milioni; ma al tribunale di Treviso nulla è arrivato. Ed è in queste difficoltà che le società di Miatton e Bordin hanno incassato dai compratori oltre un milione di euro di caparre, senza però posare nemmeno le fondamenta della torre di legno.

Una spirale che è andata avvitandosi su sé stessa, trascinando le società nell’inchiesta della Procura. Miatton e Bordin a Treviso erano andati alla caccia anche degli architetti per disegnare la Cross Lam Tower nei mesi precedenti. Tra gli studi contattati alcuni non avevano esitato a sottolineare le difficoltà tecniche dell’operazione.

La torre in legno più alta d’Europa oggi svetta in Norvegia, la seconda a Vienna, in situazioni climatiche diverse rispetto a quelle di Jesolo. Non si sa come avrebbe reagito il legno all’umidità e alla salsedine portata dall’Adriatico. Progetto impossibile? No, ma in Norvegia se ne sono spesi 51 di milioni per realizzarla, non i 10 previsti per i progetto di Jesolo. L’operazione di prestigio sul litorale aveva poi una “gemella” a Treviso, in vicolo Piave. Un’operazione nata nel 2017 quando Fabio Bordin prese contatti coi venditori dell’immobile. L’acquisizione poi avvenne attraverso la Alley srl, costituta il 26 febbraio del 2018 e amministrata, all’epoca, da Sonia Miatton. La proprietà della srl? Al 100% della Mia Re. Ad agosto del 2019 il primo cambio in amministrazione, con il subentro di Domenico Gasparini, nel giugno scorso quello finale, con Paolo Grigoletto, amministratore (non indagato) anche delle società al centro dell’inchiesta. Cambi al vertice che coincidono con le difficoltà dell’operazione in vicolo Piave: il cantiere si ferma, non ci sono più soldi nonostante alcuni privati abbiano già versato la caparra. Sarebbe finita in un altro crac, se non fosse per l’intervento dell’agenzia e dei privati, che si sono fatti carico anche dei debiti della Alley. —

Federico cipolla

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso