La scoperta di Luca, il genio dei terremoti «Ecco qual è la sorgente dei grandi sismi»

la ricerca
È trevigiana, di Quinto, la mente che ha scoperto come si generano i grandi terremoti in Himalaya. Ma anche quando determinate faglie “sotto stress” possono tornare ad essere pericolose. Luca Dal Zilio, 30 anni il prossimo 25 gennaio, ex studente del Palladio, laureato a Padova, già in forza al Politecnico federale di Zurigo e prossimo ricercatore alla californiana Caltech (California Institute of Technology), quarta università scientifica mondiale legata alla Nasa, ha pubblicato ieri un nuovo studio sulla rivista specializzata Nature Communications.
La ricerca
Una ricerca partita nel 2015, dopo il tremendo terremoto che colpì il Nepal, e che oggi rivela non solo come i piccoli e medi terremoti ricarichino le faglie fino ad andare a generare un mega terremoto con magnitudo oltre quota 8.5, ma anche che quel sisma dell’aprile di quasi 4 anni fa,costato la vita a 9 mila persone, non ha scaricato tutta l’energia accumulata. La porzione occidentale della gigantesca faglia himalayana - la frattura che muovendosi ha dato origine al sisma - per lo studio di Dal Zilio, basato su un modello ad hoc, è infatti ancora carica ed è pronta al cosiddetto “Big-one”.
Rischio big-one
Un rischio per 400 milioni di persone. «Il punto più pericoloso, quello che potrebbe essere colpito dal prossimo sisma, si trova a ovest della capitale, Kathmandu: in quest’area sono quasi 500 anni che l’energia che si accumula lungo la fascia non si scarica», spiega Luca, che in questi giorni sta preparando il trasloco alla volta della California, «in Himalaya ci sono zone dove lo stress si accumula più velocemente che in altre: le zone ad alto stress, cariche di energia elastica, producono i terremoti, mentre le aree della faglia a basso stress formano delle vere e proprie barriere energetiche e fanno sì che il terremoto si arresti. Tuttavia, dopo due o tre terremoti di magnitudo 7, come quello del 2015, queste barriere si ricaricano dell’energia residua dei terremoti precedenti: il successivo terremoto potrà propagarsi ed espandersi anche oltre queste barriere per decine e decine di chilometri, generando così un sisma di magnitudo superiore a 8.5». Conclusioni, quelle di Dal Zilio, frutto della ricostruzione dell’evoluzione del sisma attraverso simulazioni numeriche, dati sismologici e satellitari, che possono trovare applicazione anche in Italia.
Applicazione in Italia Non solo nell’area appenninica, ma anche nella più vicina Pedemontana. «I nostri risultati possono essere contestualizzati anche alla realtà italiana, però solo in parte. Il meccanismo che proponiamo trova applicazioni alla sequenza sismica di L’Aquila 2009, Amatrice 2016 e Norcia 2017 ma nonostante placche differenti può in un qualche modo essere applicato alla fascia pedemontana. La differenza principale rispetto all’arco himalayano, in cui c’è un'unica e gigantesca faglia, sta nel fatto che nelle nostre zone le faglie sono frammentate: ciò fa sì che la massima magnitudo possibile sia limitata dalla grandezza di queste faglie», aggiunge il ricercatore trevigiano, «ogni terremoto di una certa energia può generare una sorta di effetto domino. La previsione dei sismi? Ad oggi resta ancora non possibile».
futuro alla nasa
Ma dei passi in avanti, Dal Zilio ne è convinto, la geologia li farà. Li sta già facendo. Anche grazie a lui. «Quanto fatto sino ad ora è stato studiare la fisica che governa questi processi e la probabilità che un evento si manifesti studiando la sequenza di sismi registrata nel corso del tempo: le registrazioni scientifiche riguardano un periodo molto breve della storia, sono utili per fare prevenzione in una regione soggetta a forti scosse, non a prevedere gli eventi» spiega ancora Dal Zilio, «la chiave di volta sta nelle simulazioni numeriche». Aspetti che Dal Zilio ha applicato per lo studio dell’Himalaya e che nei prossimi due anni e mezzo, “alla corte” del Caltech e della Nasa a partire dall'1 febbraio, utilizzerà per studiare la faglia di Sant’Andrea. Sarà l’unico italiano. «Dopo anni in Svizzera sarà come ricominciare da capo» chiude Luca, «Treviso? È casa mia, le mie radici. Ma viaggiare mi ha aperto prospettive e percezioni, anche se è chiaro non è tutto bello fuori. Ma sono positivo. Anche per lo studio dei terremoti».
Alessandro Bozzi Valenti
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