La mamma di Melissa «Mia figlia senza giustizia»

CASTELFRANCO. «No, non è stata fatta giustizia: la patente dovevano levargliela per sempre non solo per un anno e quattro mesi»: Manuela Rossetto, la mamma di Melissa Zamperin, non si rassegna alla pena a cui è stato condannato Marco Gatto, il fidanzato della figlia, per l'incidente in cui la ragazza ha perso la vita. Era il marzo scorso, una domenica pomeriggio: Melissa e Marco, insieme ad altri due amici, avevano appena lasciato l'agriturismo sul Montello dove avevano pranzato. Quattrocento metri dopo, lo schianto dopo una doppia curva. Marco aveva bevuto, non era in grado di guidare, come ha riconosciuto anche il giudice, che ha considerato questa aggravante nel patteggiamento. Per la famiglia di Melissa niente è più come prima: la sua era una presenza forte sia per i genitori che per il fratello. «Avremmo desiderato un po' più di delicatezza nei nostri confronti», dice Manuela, «abbiamo saputo della sentenza dai giornali. Ma in tutta questa vicenda ci sono tanti interrogativi che vogliamo chiarire. Ad esempio il fatto che Marco già cinque mesi dopo la morte di Melissa era al volante. Ci avevano detto che gli avrebbero sospeso la patente da due a quattro anni. Non è stato così».
Manuela avrebbe voluto di più: il divieto perpetuo a guidare. «Dovrebbe essere questa la pena giusta per chi uccide al volante. L'imprevisto, la distrazione posso comprenderli, ma mettersi al volante ubriaco e mettersi a correre all'impazzata, no. Non c'era alcun motivo per farlo. Bastava attendere che passasse la sbornia, bastava far guidare un altro. Invece è andata com’è andata: chi doveva proteggere Melissa l'ha uccisa». Manuela vuole condurre fino in fondo la sua battaglia: «Devono sbrigarsi in Parlamento a fare una legge che contempli l'omicidio stradale e la sospensione per sempre della patente. Forse almeno questo farà riflettere chi si mette al volante senza essere in condizione di guidare». La famiglia Zamperin si è costituita parte civile: «Ho sempre detto che per noi non vogliamo nulla, tutto sarà dato in beneficenza a nome di Melissa. Una ragazza stupenda, che ci è stata portata via per l'incoscienza di una persona. Aveva la vita davanti e stava avviando un importante progetto che ci avrebbe coinvolti tutti». Manuela non lo rivela, continua a conservarlo nel suo cuore. In questo anno difficilissimo molte persone che hanno dovuto subire la stessa esperienza si sono stretti attorno a lei. Tra queste anche Paola Bortolotto, la presidente dell'Associazione Familiari e Vittime della Strada, che ribadisce: «Le pene per chi uccide qualcuno in un incidente sono troppo miti. Invece deve essere contemplato il reato di omicidio stradale, soprattutto se chi lo ha causato poteva evitarlo, guidando con prudenza e in perfette condizioni psicofisiche».
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