La casa, i soldi e il finto erede Ecco le carte dell’inchiesta

CASTELFRANCO
Andavano a caccia di eredità di persone decedute in solitudine, in particolare nel Nord Italia, accampando diritti di successione: tocca anche Castelfranco l’inchiesta della Procura di Milano che vede indagato l’avvocato Giuseppe Marra e altre cinque persone, tutte di Villa San Giovanni (Reggio Calabria).
Tutto è partito dal caso di un 70enne milanese morto senza lasciare eredi, circa il quale era spuntato un testamento redatto da uno studio notarile di New York dove nominava suo erede un assistito del legale. Gli inquirenti milanesi hanno poi scoperto che lo stesso trucco, ma con variazioni sul tema, era stato adottato anche in almeno una decina di altri casi, tutti con il comune denominatore del deceduto in solitudine. E dal cospicuo patrimonio, ovviamente. Il caso castellano riguarda la scomparsa di Luciana Pernechele, 84 anni, il cui corpo senza vita era stato ritrovato nell’appartamento dove viveva in Borgo Treviso il 18 ottobre 2019 a distanza di giorni dal decesso, praticamente mummificato. Anche a mezzo stampa, viene lanciato l’appello per rintracciare eventuali parenti. I quali, per la precisione alcuni cugini di primo grado, si fanno vivi praticamente subito, alla notizia del decesso, facendosi carico del funerale della donna e poi delle pratiche per la successione. Si parla di beni mobili e immobili appartenenti alla defunta, tra cui 250mila euro depositati in un conto postale e 35mila euro in un libretto di risparmio. E la casa di proprietà. La donna dunque è morta sola, ma non certo senza eredi: a beneficiare del suo patrimonio sarà infatti un asse ereditario composto da 21 persone.
La vicenda sembra ormai chiusa qui, ma quasi un anno dopo arriva una sorpresa: il comune di Castelfranco fa presente agli eredi che è pervenuta agli uffici comunali una richiesta di accesso agli atti che riguarda proprio l’immobile di Borgo Treviso, intestato a Luciana Pernechele. Ad inviarla è l’avvocato Giuseppe Marra, finito recentemente nel mirino dei magistrati. Il legale, con studio in Villa San Giovanni, su Castelfranco opera in nome e per conto di un suo assistito, suo concittadino. Come da prassi viene chiesto agli aventi diritto (in questo caso gli eredi) di concedere o meno questo accesso. I cugini della defunta vogliono vederci chiaro e chiedono a loro volta quali siano i motivi di questa richiesta, da uno studio notarile viene risposto che si tratta di “motivi successori”: in pratica l’eredità. Gli eredi si rivolgono ad un legale e decidono di opporsi a questa richiesta, chiedendo ulteriori elementi.
Loro di parenti calabresi non avevano mai sentito parlare, neppure alla lontana e neppure di frequentazioni della defunta in terra di Calabria. Ma tutto può essere. L'istanza di maggiori chiarimenti viene ovviamente comunicata dal Comune al Marra. Ma, come è facile intuire, non avrà mai risposta. E così dopo dieci giorni la pratica viene archiviata. In buona sostanza la banda, in questo caso, capisce di aver fatto un buco nell’acqua e molla la presa: evidentemente si era basata solo sulle prime notizie, ignorando che i ben 21 eredi avevano già fatto tutti gli adempimenti previsti per la successione anche presso l’Agenzia delle Entrate. Il caso di Castelfranco testimonia la puntuale serialità di questi tentativi. —
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