Irinox, un’azienda in “Fresco” L’abbattitore che salva la qualità

TARZO. Giovanni Rana voleva vendere un tortellino a ogni cinese, Irinox vorrebbe portare un abbattitore in ogni cucina. Del mondo. «In fondo, se gli americani ci hanno fatto conoscere il frigorifero, noi possiamo ricambiare con gli abbattitori» ripete Katia Da Ros, amministratore delegato e vice presidente dell’azienda di Corbanese di Tarzo. Un passo indietro: se un cinese capisce subito cos’è un tortellino, una casalinga di New York (o di Treviso) potrebbe trovare un po’ ostico il concetto di “abbattitore” di temperatura, più familiare invece a chef e ristoratori. L’abbattitore è il frigorifero del 2050, anche se Irinox ha inventato il primo a incasso nel 2002, ed è tutto made in Italy, anzi, made in “Stainless Steel Valley”, il distretto dell’acciaio Inox di cui il Coneglianese è da sempre il centro. Da fuori assomiglia per forma e dimensioni a un microonde, ma guai a confonderli: l’abbattitore porta in pochissimi minuti il cibo a basse temperature, che gli consentono di essere conservato in frigorifero mantenendo inalterate le proprie qualità per una settimana. Può servire per esempio per conservare il pesce fresco, per raffreddare una bottiglia di Prosecco prima di una cena, o per evitare che il gelato degli ospiti si trasformi – nel freezer – in un blocco di ghiaccio immangiabile. Insomma, sembra il futuro della ristorazione, anche domestica. «Noi diciamo che è il forno del freddo» spiega Katia Da Ros «di sicuro è l’elettrodomestico del futuro. Permette di recuperare molto del cibo che non mangiamo, e facendolo durare di più abbatte non solo le temperature ma anche le percentuali di scarto alimentare. La sfida è farlo conoscere a tutte le famiglie».
Oggi i 7 mila abbattitori prodotti dalla Irinox finiscono soprattutto nelle cucine della grande ristorazione, farli diventare un elettrodomestico di uso comune è la sfida dell’azienda di Corbanese di Tarzo, saldamente in mano alla famiglia Da Ros e a pochi, fidati soci dal 1989. Sognare è lecito, visto che i bilanci lo autorizzano: quello del 2015 ha confermato il trend positivo degli ultimi quattro anni, segnando un più 10,5 per cento di ricavi rispetto all’anno precedente, saliti a 42 milioni di euro. Aumentano anche le assunzioni, e il merito non è degli abbattitori (la sfida del prossimo futuro) ma della consolidata gamma di prodotti in inox legati alla ristorazione e alla cucina (e alle loro tecnologie) che Irinox distribuisce in tutto il mondo, «La crisi del 2008 abbiamo iniziato a sconfiggerla…nel 2007, pianificando gli investimenti per il futuro» risponde Luca Gennai, manager dell’azienda, prima di salire su un aereo che lo porterà, in due giorni, prima a Barcellona e poi a Dubai. Dallo storico stabilimento di Corbanese, stretto fra il Cervano e le colline del Prosecco, le tecnologie Irinox arrivano soprattutto in Giappone, Stati Uniti e Germania. Ma qualche abbattitore è finito anche nelle cucine di facoltosi imprenditori che si godono il sole di qualche isoletta dei Caraibi. «Vendiamo in tutto il mondo, ma non vogliamo perdere il contatto con il territorio» è il mantra di Da Ros «qui siamo nati, e qui continuiamo a investire nella sede». Più che un capannone industriale, lo stabilimento Irinox di Corbanese sta diventando una sorta di Università della cucina. Ci sono i laboratori dedicati ai pasticceri, dove questi possono provare le attrezzature, cucinare, sporcare. E da un anno c’è un nuovo showroom che è al tempo stesso un ristorante, una cucina, uno spazio per dibattiti e conferenze. Aperto al pubblico. Dietro i fornelli c’è Stefania, una ragazza che fino a due anni fa faceva l’avvocato, e ora si trova – anche lei – con una missione completamente diversa: un abbattitore in ogni cucina, entro il 2050.
«Le sue temperature vanno da meno 40 a più 80» spiega lei «quindi può anche cucinare a basse temperature. Il futuro è già qui».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso