Interessi e costi sono illegali Imprenditore batte le banche

Credito Trevigiano e l’ex Popolare Vicenza devono restituire 378.000 euro «Non è mai una soddisfazione quando scopri che per anni ti hanno fregato»
Poloni Treviso Processi tribunale treviso agenzia fotografica foto film
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Dopo più di cinque anni di battaglie legali un piccolo imprenditore, titolare di un’azienda agricola, è riuscito a sconfiggere due banche, il Credito Cooperativo e l’ex Popolare di Vicenza. Secondo il tribunale di Treviso, che ha emesso due distinte sentenze, i due istituti nel corso degli anni hanno addebitato alla Zoo Calf s.s. di Perozzo Paolo e Antonio di Vedelago complessivamente 378.330 euro a titolo di interessi, commissioni di massimo scoperto ultralegali, costi e remunerazioni non dovute. Cifra che ora, a diverso titolo, gli hanno dovuto riversare nei conti correnti. «Non è mai una soddisfazione quando scopri che per anni sei stato invece fregato», spiega Antonio Perozzo che si è affidato all’avvocato Torquato Tasso del foro di Venezia.

L’azienda opera da anni nel settore agricolo e in particolare nell’allevamento bovino e, con fatica e sacrificio, è riuscita a costruire una attività di un certo rilievo nel territorio («Mio papà era il corentista numero 37 del Credito Cooperativo», racconta Perozzo). Nel 2014 il piccolo imprenditore, ritenendo che i costi bancari fossero troppo elevati, si è rivolto allo studio Tasso. Il legale ha prima tentato una trattativa stragiudiziale ma, vista la posizione assolutamente contraria delle banche, ha agito in giudizio in tribunale a Treviso ottenendo negli ultimi mesi due sentenze favorevoli.

La prima nei confronti della Banca di Credito Cooperativo del Trevigiano che è stata condannata a restituire alla Zoo Calf 151.823,09. La seconda, nei confronti della Banca Popolare di Vicenza, ha accertato che la l’istituto, poi confluito in banca Intesa, nel corso del rapporto aveva addebitato somme non dovute per 226.506 euro (177.607 euro su un conto corrente e 48.899 su un altro). In questo secondo caso banca Intesa ha già presentato appello.

Quello che emerge dalle due sentenze è che due istituti bancari negli anni hanno addebitato all’azienda agricola complessivamente 378.330 a titolo di interessi, commissioni di massimo scoperto ultralegali, costi e remunerazioni non dovute. «Un peso significativo sull’azienda che ha dovuto operare in questi anni e crescere senza avere un adeguato supporto dal sistema bancario, ed anzi dovendo sostenere un fardello che l’ha certamente ostacolata e rallentata nello sviluppo», ha spiegato l’avvocato Tasso.

«Nel 2013», spiega Antonio Perozzo, «avevo sentito parlare per la prima volta di anatocismo e così ho chiesto ad un esperto di analizzare alcuni contratti che avevo con le banche. È così che ho scoperto che c’era qualcosa che non andava e nel 2014 ho deciso di iniziare le cause». —



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