Ingiunzione per i Doimo «Paghino i loro ex operai»

FOLLINA. Una cinquantina di lavoratori pronti a manifestare, perché i titolari sono venuti meno agli impegni presi. Sono gli operai della Modo Spa (ex Doc Mobili) di Follina, Gruppo Doimo, che sono in credito con i loro datori di lavori di cifre importanti, fino a 20 mila euro a testa. Nei giorni scorsi la vicenda è finita davanti al giudice, perché i soci della vecchia Doc, come spiega il sindacalista Cisl Marco Potente, «non hanno rispettato gli impegni presi, venendo meno all’iniezione di liquidità che avevano promesso per pagare gli arretrati ai dipendenti». Visto che non si trattava di una promessa informale, ma di un accordo messo nero su bianco nel regime di concordato in cui si trova l’azienda, un giudice del Tribunale di Treviso ha già emesso un decreto ingiuntivo che potrebbe portare anche al pignoramento dei beni personali della famiglia Doimo, titolare di uno dei più importanti gruppi dell’arredamento della zona. La crisi della Doc Mobili di Follina era esplosa nell’estate 2013 con la richiesta del concordato, e le accese proteste dei lavoratori all’esterno della ditta, con striscioni e scritte al vetriolo contro la famiglia Doimo (di cui gli operai “assolvono” solo Giuseppe, storico mobiliere scomparso nel 2009). In regime di concordato, l’azienda aveva promesso un doppio impegno. Per prima cosa, un’iniezione di liquidità di circa 450 mila euro da parte dei soci della Doc, per permettere il pagamento degli arretrati. Poi, una fidejussione di circa un milione e mezzo di euro, da parte dei soci di Doimo Arredamenti, per acquistare i vecchi cespiti della Doc. Visto che entrambi gli impegni non sono ancora stati rispettati, i creditori hanno inoltrato le ingiunzioni di pagamento, che in un caso (quello dei 450 mila euro di nuova liquidità) il giudice ha già trasformato in decreto ingiuntivo. I Doimo, quindi, dovranno pagare, o rischieranno di rimetterci il proprio capitale. «Ora ci incontreremo giovedì con gli operai» spiega Marco Potente «valutiamo nuove iniziative di protesta. La famiglia Doimo aveva preso degli impegni precisi, abbiamo aspettato a lungo ma ora vogliamo delle risposte, sono chiamati a pagare. I dipendenti sono più di cinquanta, avanzano somme che arrivano fino ai 20 mila euro ciascuno e che ora sono, inevitabilmente, a rischio. Comprendono vari arretrati, fra cui il Tfr e gli incentivi all’esodo». La volontà dei lavoratori e dei sindacalisti, per ora, è di non arrivare a un’istanza di fallimento, perché altrimenti i tempi per il recupero dei propri crediti si allungherebbero ulteriormente. Molti di quei 50 dipendenti sono ancora senza lavoro
Andrea De Polo
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso