Incendio alla Stiga, a fuoco batterie e pvc

castelfranco
Una altissima colonna nera di fumo, visibile anche chilometri di distanza, un odore tremendo di plastica bruciata: il timore che fosse successo qualcosa di molto grave era palpabile ieri nella zona industriale di Castelfranco per l’incendio di vaste proporzioni divampato in un’area esterna della Stiga, la nota azienda produttrice di rasaerba. Erano le 7.20 quando i primi operai che stavano prendendo servizio si sono accorti che nella zona dove erano accatastati i cassoni pieni di batterie esauste si erano sprigionate le fiamme. Immediato, e fondamentale, è stato l’intervento della squadra aziendale antincendio, in attesa dell’arrivo dei Vigili del Fuoco di Castelfranco, che supportati dai colleghi di Treviso, sono riusciti a spegnere le fiamme in poco più di un’ora.
Intanto l’azienda aveva fatto scattare tutte le misure previste nel caso di calamità come queste: i circa duecento dipendenti impegnati nel primo turno di lavoro sono stati fatti uscire verso i punti di raccolta (molti lavoratori non erano ancora entrati nei reparti produttivi) lontani dall’area interessata. Poi è arrivata anche la decisione di sospendere l’attività lavorativa. Si è trattato di una misura precauzionale, in quanto l’evacuazione non era stata indicata come misura obbligatoria. L’azienda ha già deciso che l’attività produttiva riprenderà da lunedì.
Il lavoro dei pompieri è continuato fino alle 13 al fine di mettere in sicurezza l’area: i danni maggiori riguardano la parte esterna di un magazzino adiacente al deposito di batterie. Ma la preoccupazione maggiore proveniva proprio da questa tipologia di materiale: l’odore acre dell’incendio, anche questo percepibile a molta distanza, faceva temere la dispersione nell’aria di sostanze nocive. Una eventualità che l’intervento dei tecnici dell’Arpav esclude: «In considerazione della direzione del vento» recita il bollettino emesso ieri pomeriggio «erano stati prelevati con canister campioni di aria in zona industriale nei pressi della ditta incendiata, e nei vicini abitati di Campigo e Salvatronda in prossimità dei rispettivi plessi scolastici.
Gli esiti analitici non evidenziano criticità ambientali». Ora, dalle analisi da parte dei Vigili del Fuoco, si tenterà di capire quale sia stata l’origine delle fiamme: l’ipotesi più probabile è che vi sia stata una fuoriuscita di liquido dalle batterie e che insieme all’acqua piovana di questi giorni abbia prodotto acido solforico, sostanza altamente infiammabile, che può anche creare fenomeno di autocombustione, trovando poi facile innesco nel materiale plastico depositato. —
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