Crollo dell’export in provincia di Treviso, in 2 anni bruciati 550 milioni
Il report della Confartigianato Imprese Veneto analizza il settore manifatturiero. Balliana: «Il rallentamento della nostra economia aggiunge altre preoccupazioni»

Cinquecentocinquanta milioni di euro persi. Tanto è il valore dei prodotti made in Treviso che negli ultimi due anni non sono partiti dalla Marca per raggiungere gli altri Paesi. Semplificando, si tratta del fatturato perso per il calo dell’export dal 2022 alla fine del 2024. E i milioni sono 306, se si calcola solo l’anno tra il 2023 e il 2024.
L’export di marca
Nel 2024 l’export del manifatturiero made in Treviso si è chiuso a 15,6 miliardi, mentre nel 2023 il valore sfiorava i 16 miliardi, nel 2022 di 16,2 miliardi. Numeri capaci di spostare l’economia di una provincia e, sicuramente, il grado di fiducia degli imprenditori del comparto manifatturiero.
I dati emergono dall’elaborazione condotta dall’Ufficio studi della Confartigianato Imprese Veneto in occasione della giornata del Made in Italy, secondo i quali l’export ha perso quasi il 2% in un anno (il 3,4% in due anni), anche se a rimetterci sono stati in particolare sei settori, in primis quello della moda, calato del 10,6% in 365 giorni e del 14% rispetto al 2022.

Anche il settore dei mezzi di trasporto ha subito una contrazione: del 9,6%, se riferita al 2023 e del 13% al 2022. Questi ultimi sono i comparti che hanno subito il calo maggiore, anche rispetto all’epoca pre Covid, quando il made in Treviso trainava meno di oggi e si fermava ad un fatturato di 13,5 miliardi di euro, due miliardi di euro in meno rispetto ad oggi. In un anno sono diminuite anche le esportazioni nei settori del legno arredo, della metallurgia e dei metalli e delle pietre preziose. «Analizzando l’export del made in Treviso», spiega Loris Balliana, vicepresidente vicario di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, «nel 2024 sul 2023 quattro settori su dieci hanno registrato una crescita. Gli alimentari e le bevande sono al primo posto con +7,2%, oltre 123 milioni di euro di export in più.
A seguire la chimica, gomma, plastica e farmaceutica con +2%. Elettronica e informatica hanno registrato un marginale +0,7% e così anche i macchinari e le attrezzature (+0,5%). La moda si conferma il comparto in maggiore sofferenza: ha perso il 10,6% delle esportazioni, meno 262 milioni di euro di fatturato. In negativo anche le vendite di mezzi di trasporto (-9,6%), la gioielleria (-3,1%). Il legno arredo ha avuto un piccolo calo dello 0,4%».
Il made in Treviso
Il made in Treviso, pur restando centrale nell’economia della Marca, comincia a dar segni di rallentamento anche per quanto concerne il numero di imprese deputate a realizzarlo. In 5 anni sono calate del 13,3%, dal 2023 invece sono state chiuse il 3,6%. Stesso discorso per le aziende artigiane.
Quelle del made in Treviso sono scese sotto le 5 mila unità e fermano a 4.874, il 52% del totale delle imprese trevigiane del comparto e danno lavoro a 21.531 addetti. Il settore più forte è quello della metallurgia e metalli, con 1.444 aziende artigiane e 6.546 lavoratori. Seguono il legno arredo, con 913 imprese e 3.583 lavoratori; la moda, con 792 imprese e 3.493 addetti; gli alimentari e le bevande, con 449 aziende e 2.387 lavoratori.
«Nel 2024 sono scese per la prima volta sotto le 5 mila unità», sottolinea Balliana, «con un calo del 3,6% rispetto all’anno precedente e dell’11,7% sul 2019. Il dato dell’artigianato è comunque migliore rispetto al complesso delle imprese trevigiane, scese del 13,3%. Queste percentuali, da un lato confermano la capacità di adattamento e la competitività dell’artigianato, dall’altro segnalano un rallentamento della nostra economia, che proietta ulteriori preoccupazioni sugli imprevedibili esiti della guerra dei dazi».
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